La leadership

Riceviamo da Daniele Serafini e pubblichiamo

Gentile Direttore,
ho letto con interesse il tuo articolo e mi permetto di proporre all’attenzione tua e dei lettori un altro punto di osservazione relativo alla leadership (ma non solo), tema su cui si è sviluppata un’ampia letteratura negli ultimi decenni, prevalentemente in ambito anglosassone.
Lo spunto mi viene da un’intervista rilasciata da Laszlo Bock, vicepresidente delle risorse umane di Google, riguardo agli originali metodi di assunzione di Google, che sono stati anche oggetto di discussione e di alcune dispute. 


Senza assummere le sue posizioni come “verità, trovo che si tratti di un approccio diverso e originale al tema, di certo uno spunto prezioso di riflessione, almeno per me e per alcuni amici
con i quali mi sono confrontato.

Il giornalista ha chiesto a Bock in che modo una persona può sperare di trovare un posto di lavoro a Google:
Bock gli ha descritto cinque qualità che l’azienda richiede nelle persone che assume.

1) Bock spiega che la prima cosa che Google cerca in un collaboratore non è un quoziente intellettivo molto alto, bensì la cosiddetta “abilità generale cognitiva”: cioè la capacità di imparare. «La capacità di comprendere le informazioni e i loro significati al volo. O di mettere assieme e capire il significato di pezzi di informazioni che sono sparsi o distanti fra di loro».

2) La seconda qualità richiesta da Google è la leadership: ma «di un tipo particolare, “emergente”, opposta al modello tradizionale di leadership. Se cercassimo un leader tradizionale, chiederemmo ai candidati se sono stati presidenti di club degli scacchi, o vicepresidenti del reparto vendite, e quanto eventualmente ci hanno messo a raggiungere quelle posizioni. Non ci interessa». Ciò che interessa Google, spiega Bock, è che nel momento in cui si fa parte di un gruppo e diventa necessario affrontare un problema, una persona dotata di leadership emergente «faccia un passo in avanti, nel momento giusto, e prenda il comando. E che a un momento ugualmente opportuno sappia passare la mano, e lasci che qualcun altro dia gli ordini. Ciò che rende efficace un capo è avere disponibilità a cedere il proprio potere».

3/4) Bock si sofferma molto, inoltre, sui concetti di umiltà e responsabilità, e spiega perché sono collegati fra di loro: per risolvere problemi, dice, servono sia senso di responsabilità, per «entrarci dentro», sia l’umiltà di capire che «l’obiettivo finale è domandarsi come risolvere i problemi assieme, facendo ognuno la propria parte».

«Non si tratta di umiltà “semplice”, che crea spazi affinché altre persone diano il proprio contributo: è una questione di umiltà intellettuale. Chi non la possiede è incapace di imparare cose. Le persone “di successo” raramente sperimentano il fallimento, e quindi non sanno come sfruttarlo per imparare. Per loro, al contrario, se si riesce a fare qualcosa di positivo è perché loro stessi sono stati dei geni. E se accade qualcosa di negativo è colpa di qualche idiota, o dell’insufficienza di risorse, o del mercato che si è spostato». Le persone che Google ha assunto e che hanno fatto carriera nell’azienda, dice Bock, «sono capaci di discutere all’infinito, ma se qualcuno a un certo punto presenta loro un fatto nuovo, sono in grado di dire “beh, questo cambia le cose: hai ragione tu”. Ci vogliono un grande ego e un piccolo ego nella stessa persona, nello stesso momento».

5) Infine, ma solo infine, l’esperienza. «Un esperto in una certa cosa ti dirà “ho già visto accadere questa cosa in passato, almeno cento volte: ecco cosa devi fare”». Chi invece possiede un’alta abilità cognitiva è spontaneamente curioso: spesso arriverà alla stessa conclusione dell’esperto, perché «il più delle volte le questioni non sono così complicate», ma altre volte sbaglierà e ogni tanto darà una risposta totalmente nuova a un dato problema.

Qualcuno potrà obiettare che un sindaco non è un collaboratore ma qualcosa di più. Dipende. Se si guarda al capo di un’amministrazione non solo come a un leader vecchia maniera “che batte i pugni sul tavolo”, come scrivi tu, ma anche come a un collaboratore di cittadini e di dipendenti, dei quali dovrebbe mettersi al servizio, ecco allora che quelle doti suggerite dal leader di Google appaiono quanto mai utili e necessarie per il governo della polis, come per qualsiasi altro ruolo che comporti capacità decisionali e una buona dose di creatività.

Daniele Serafini
cittadino di Lugo


A un momento opportuno sappia passare la mano e lasci che qualcun altro dia gli ordini”.

Infatti come giustamente prevedi, almeno la mia ovviamente personale obiezione, è proprio questa: nel firmare un’ordinanza; nel confrontarsi, “trattare”, con altri Enti, con Enti Sovraordinati; nelle piene e “infinite” responsabilità attribuite direttamente ai Primi Cittadini dalla nuova legge comunale e provinciale, impossibile passare la mano, mettersi, ad esempio, a servizio dei dipendenti, della burocrazia.
Forse gli interessatissimi metodi di Google che riporti, non sono quelli per assumere un “apicale”?
Grazie infinite
Arrigo 

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