Il parere della psicologa

L’ipnosi ericksoniana
di Serena Bagli


La rubrica della psicologa è il venerdì, ma ieri eravamo chiusi
L’idea di ipnosi dello psicoterapeuta Milton Erickson era completamente diversa dall’idea che se ne aveva in quel periodo, siamo negli anni 60 e Erickson era l’unico a considerarla un particolare tipo di situazione comunicativa relazionale.
L’ipnosi sarebbe quindi una particolare modalità interattiva piuttosto che un’esperienza mistica: è un fenomeno che si verifica in un rapporto tra più persone, ed in particolare nel modo in cui una persona comunica con un’altra.


I pazienti quindi non sono “soggiogati” dal terapeuta, né perdono il controllo o vengono diretti dalla volontà di un’altra persona. 

Anzi, la trance viene descritta come uno stato naturale che ciascuno di noi ha provato, uno stato in cui apprendimento e disponibilità al mutamento hanno le maggiori probabilità di avere luogo: “C’era un cane bassotto di nome Roger che si rilassava talmente, sdraiato in mezzo alla stanza, che i pazienti spesso cadevano in fantasticheria e stato di trance semplicemente guardandolo. Erickson considerava che ciò gli facilitasse il lavoro” (Erickson M. H., 1984). 

L’esperienza più familiare è quella del sogno ad occhi aperti, o quando meditiamo, preghiamo, facciamo jogging… La persona è conscia della vivezza delle proprie sensazioni interne, e ciò che avviene all’esterno acquista minore importanza. 

Il terapeuta per aiutare il paziente ad entrare in trance pone la massima attenzione a quei sottili cambiamenti che indicano una “attenzione di risposta” nel paziente: un appiattimento dell’espressione del viso, uno sguardo incantato, l’assenza del battito delle palpebre e una quasi completa immobilità. 

Quando si ottiene questo il paziente entra in una trance leggera, a questo punto viene data una suggestione come: “Ecco, rimanga così”. In questo stato è più facile avvicinarsi all’inconscio.

Il terapeuta si propone di far emergere le capacità e le risorse della persona con cui sta lavorando, di modo che per questa sia possibile esprimere se stessa in modo equilibrato ed armonico.

L’ipnosi si rivelava quindi uno strumento prezioso per facilitare al terapeuta l’accesso all’inconscio del paziente.

L’obiettivo dell’ipnotista è quello di cambiare il comportamento, le risposte sensoriali e lo stato di coscienza di un’altra persona e allo stesso tempo di allargarne la gamma di esperienze, offrendo nuovi modi di pensare, sentire e agire.

Serena Bagli, Psicologa e Psicoterapeuta

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