
Spunta la punta
di bianco travertino,
si staglia verso il ciel
e penetra il turchino.
A nuova vita rifulge
granitica bellezza
cui l’occhio mio
senza svagare indulge.
E’ tenera carezza
il mio mirar
su tutto quel vigor rigenerato:
io son felice,
lapìdea neve,
d’averti ritrovato!
Scenda fulminea ai piedi
l’incastellatura!
Risplendano redenti
cavallo ed ippogrifo!
Si liberi l’eroe
da quelle anguste mura
e la bronzea vision
riempia il petto
d’orgoglio vero
pel ritrovato aspetto!
Fiero, Baracca,
dentro la gretta stanza
sembra sollecitar
l’attenta maestranza
e pare dir agl’ uomini sudati:
“Su, forza, ardìti!
Con lena e con coraggio!
Non fate scherzi!
Son pronto il 9 maggio?”