
Ma se non fosse nato, se non ci fosse? Della serie “Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo”.
Ovviamente lo dice un renziano della prima ora come il sottoscritto, ma con un minimo di oggettività, lo pensano tutti coloro che in Italia considerano Grillo un pericolo.
Non mi interessa a caldo dire quale sarebbe stato il pericolo se ciò che urlava Grillo, stravinciamo, li processiamo e li mandiamo a casa. Non interesserebbe nessuno.
Preferisco riprendere un ragionamento che ho già fatto più volte in passato: la fine dei partiti, la fine dei partiti tradizionali, ragionamento che il risultato di ieri conferma in modo definitivo.
Sì, la domanda è: quanti voti avrebbe avuto il Pd cancellando Matteo Renzi? Con qualsiasi altro suo leader?
Chi va a votare si divide in due partiti.
La categoria di chi vota un partito e quella di chi vota una persona.
Una storia questa che è iniziata in Italia con Bettino Craxi, con un partito del 5 per cento, il PSI, che lui portò ad oltre il 16, e passa attraverso i nomi dell’amico di Craxi, Berlusconi, Di Pietro, Prodi, Grillo, per stare stare solo ai casi più eclatanti. E Renzi, ovviamente.
Tutti, commentatori e politici, stanotte, giustamente hanno detto Renzi non PD: la percentuale di Renzi, il successo di Renzi, nessuno ha parlato di successo del Pd, tranne ovviamente quelli del Pd. Addirittura tanti hanno cambiato nome al partito, ora si chiama “Partito Renziano”.
Finalmente anche loro iniziano a capire.
Non importa leggiate il redazionale di oggi de “il Resto del Carlino”, dice, per la prima volta, quello che state leggendo qui ora e che io dico da anni, da quando insistevo che nella scheda si esprimessero le preferenze.
Ieri il partito dei “votanti un partito” ha votato i partiti della sinistra estrema, l’estrema destra, qualche partito di centro, una parte di chi ha votato Pd (anche sicuramente avanti nell’età e inevitabilmente tendenzialmente ad un ulteriore calo).
Di questa parte del PD, almeno quel 18 per cento in più che il partito ha avuto rispetto alle politiche di Bersani, vale a dire quasi la metà dei voti avuti.
Non hanno votato un partito, chi non ha votato (addirittura il 45 per cento!!!!), chi ha votato Grillo, chi ha votato Berlusconi e quasi la metà di chi ha votato Renzi.
Quanto fa? Dicevo, che non metto numeri. Fa un rapporto di 1 a 7, 1 a 8? Ancora, qual’è il trend per fare previsioni, per tentare di leggere il futuro della politica italiana?
Prima di Craxi votavano un partito il 90 per cento degli italiani (tutti quelli che votavano), il rapporto quindi era di 9 a 1. Da allora per la categoria di chi vota decidendo quale sia la persona che gli dà fiducia, è stata una crescita travolgente. La matematica dice quindi che tra pochi annni chi voterà un partito sarà molto meno del 10 per cento degli italiani.
Sto facendo un’analisi, sto facendo previsioni, che è cosa ben diversa dal dire se mi piace o non mi piace. In casa Pd non piace questa analisi “oggettiva”, perchè è la cosa, che a loro non piace; ma molti di loro lo fanno per abitudine considerare sbagliato tutto ciò che a loro non piace.
Certo che la contesta anche Renzi, mica può dire è tutto merito mio? Non a caso diceva se perdiamo vado a casa, non a caso l’immagine che ha creato è quella del politico che chiede una fiducia personale agli elettori. Lui, questa cosa l’aveva capita sin da quando ha iniziato a fare politica, tanti anni fa e tra l’altro gli riesce benissimo, perchè lui così è, per carattere e convinzione.
Dunque se così stanno le cose come si può pensare che l’atto più importante di competenza dei partiti, che devono assolutamente continuare ad esistere, se non altro perchè li prevede la Costituzione appunto perchè sono le fondamenta della democrazia, come si può pensare che il momento dell’indicare le persone che a qualsiasi livello abbiano responsabilità di amministrare la Cosa Pubblica, non sia preceduto dalle Primarie?
Arrigo Antonellini