Il mio selfie


Sono stata accusata di essermi nascosta alla pantagruelica (come sempre!!!) cena di redazione presso la Casa dei Servi di Castel Bolognese: di conseguenza accampo un paio di scuse e rimedio con un selfie.



Prima scusa: largo ai giovani e ai tecnici che ci permettono di sfornare il giornale e aggiornarlo costantemente. 


Seconda: il giornale è nato in un’ottica positiva, e a 61 anni suonati sbattere in faccia a un lettore, magari appena alzato, una sequenza di rughe, obesità e cellulite è avvilente. Meglio stare un po’ lontano dall’obiettivo, o pensare a un ritocchino (col photoshop, cosa credete?).

Allora ho pensato a un selfie, un selfie un po’ particolare, perchè affidato all’abilità artistica di un collega, il prof. Maurizio Circassia (sì, il figlio di Otello Circassia, qualcuno di voi è andato, da piccolo, nel negozio del suo papà, in via Amendola).

Ecco come mi ha visto, in sequenza, nel tempo, dal settembre 2013 al maggio 2014. 

L’età che avanza, gli impegni che la scuola richiede (ma se non fate mai niente, due o tre ore la mattina, tutta l’estate libera, sì vi ho sentiti…), la passione con cui entro in classe e non ultima una noiosa bronchite, mi hanno ridotto così. 

Ma anche se malconcia voglio affidare a queste mie righe un messaggio, rivolto a chi è uscito vincitore dalle urne di questi giorni, a chi ne uscirà col ballottaggio, e anche a chi invece non è stato premiato dagli elettori. 

Ricordatevi che esiste la scuola, che ha tante problematiche e che da maggio a settembre qualcuno risente della fatica dell’insegnamento. 

Io ci metto la faccia, sottolieando che non intendo certo rappresentare la categoria, parlo solo per me, e in maniera scherzosa rispondo così a chi mi dice di essermi eclissata. 

Non mi sono dissociata dal giornale, (ma come avete potuto pensarlo?) anzi continuo a collaborare nel mio piccolo, augurandogli tanti e tanti compleanni ancora..

Torno alla professione docente, richiamata dall’immagine, trascrivendo alcune righe da un libro di Eraldo Affinati, Elogio del ripetente, Libellule Mondadori. 


Vale la pena rifletterci: “….L’insegnante è lo specialista dell’avventura interiore. L’artigiano del tempo. Il mazziere della giovinezza. Se ha fatto bene il proprio mestiere, i suoi allievi gli resteranno dentro. Li ricorderà sempre, uno per uno, simili a tamburini, che in certe stagioni, hanno dettato il ritmo sulla grancassa della sua esistenza.

E loro non potranno dimenticarsi di lui……Oggi i ragazzi sono lasciati nel vuoto dialettico, privi di ostacoli da superare. i loro insegnanti restano gli unici ormai a doverli richiamare ai valori della serietà, del rigore e della concentrazione in una società che punta sulla bellezza, sulla sanità e sulla ricchezza. 

Due solitudini lancinanti”. 

E così conclude: “Sono stato in moltissime scuole italiane. Ho incontrato migliaia di studenti, di ogni ordine e grado. Ripetenti e promossi. 

Questi ragazzi, insieme ai loro docenti, compongono dentro di me l’immagine di un Paese decisamente migliore rispetto a quello che vediamo agitarsi tutti i giorni in televisione”. 

Poi Affinati elenca alcune scuole in particolare, spalmate in tutta la Penisola, e scrive: “E’ l’Italia dei docenti impegnati a combattere da soli contro le tele di ragno burocratico-amministrativo: ricordo……..Marco a Lugo di Romagna….”. bene, che la nostra città sia citata in questo contesto è gratificante e fa piacere, ma, posso assicurare, qui dei Marco ce ne sono tanti, e, ritengo, l’Italia ne è piena, per fortuna.

Grazie al prof. Circassia per sua simpatica satira e a tutti, colleghi, famiglie e alunni, buona conclusione di anno scolastico.

Lucia Baldini
(grazie al prof. Maurizio Circassia)


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