
Riceviamo da Silvia Golfera e pubblichiamo
È trascorso circa un mese dalla mia assunzione dell’incarico di Assessore alla scuola, più una serie di deleghe che non starò ad elencare, e desidero condividere un primo, provvisorio bilancio.
Premetto che tale incarico mi era giunto a suo tempo ( e mi sembra un tempo già lontanissimo se lo misuro con la mole di impegni che ne sono seguiti) in modo del tutto inaspettato, cogliendomi non solo di sorpresa, ma spaventandomi non poco.
Ho accettato, grata della fiducia dimostratami, perché credo che tutti abbiano il dovere di contribuire al governo della propria comunità, per quanto possibile, e perché credo fermamente nella buona volontà e nella competenza di quanti, con me, hanno condiviso questa avventura. Non uso questa parola in modo inconsapevole: l’assunzione di un impegno politico non può certo ridursi a una scommessa volontaristica, ma non può neanche prescindere da un sogno, da una visione che abbia nella volontà il proprio principale motore.
Qual è il mio sogno? Quello di contribuire a creare le condizioni perché il mio territorio possa fornire un livello di istruzione adeguato alle richieste che la complessità di un mondo globalizzato ci impone, senza trascurare la vocazione alla promozione culturale, umana e sociale che la scuola e la formazione, per definizione, hanno.
Io ritengo che la scuola, troppe volte ciecamente sacrificata a logiche di tipo economico, costituisca invece la più grande risorsa di ogni collettività. Attraverso di essa passa non solo la possibilità di creare sviluppo, capacità, competenze, ma costituisce il grande laboratorio per mezzo del quale individui di provenienza sociale e culturale diversissime fra loro, si fanno comunità. Attraverso la scuola si diventa cittadini, si diventa esseri umani collaborativi e creativi.
In questo mese ho incontrato genitori, dirigenti, ho visitato e conosciuto diverse realtà ed esperienze del territorio, perché ritengo che per operare occorra conoscere e ascoltare.
Ho potuto constate che la nostra città è ricca di eccellenze, di buone pratiche, ed è sinceramente animata dalla volontà di offrire quante più opportunità possibili ai propri giovani.
Il mondo della scuola e della formazione vive da tempo un sentimento di frustrazione, la sensazione di non ricevere sufficiente attenzione e riconoscimento, di essere relegata in secondo piano rispetto ad altre emergenze.
Io credo invece, da insegnante oltre che da assessore, che tutti noi dovremmo avere uno scatto d’orgoglio, prendere coscienza della nostra centralità rispetto alla possibilità di costruire cultura, coesione sociale e sviluppo. E che questo comporti in tutti la necessità di operare un rinnovamento, di essere più flessibili rispetto a un mondo che cambia, alle nuove emergenze culturali ed economiche.
Credo anche che la tenuta di una comunità si misuri dal grado di affezione che essa dimostra nei confronti del mondo della scuola e dei giovani, dall’impegno che mette in atto per garantire, quanto più possibile, un futuro dignitoso, dalla capacità di offrire una prospettiva di speranza.
Di questo sicuramente la nuova giunta è consapevole e tutti stiamo lavorando, ognuno con le proprie specificità, in questa ottica comune.