Un disegno verticistico nell’Ausl

Tendente ad escludere le comunità locali

di Gianfranco Spadoni



La legge regionale istitutiva della’ azienda sanitaria della Romagna rappresenta una delle riforme di maggiore rilievo degli ultimi decenni e, per questo, andrebbe colta come grande opportunità per i cittadini anche se il collegamento con questi e con i livelli istituzionali si sta diluendo sempre più. La stessa partecipazione democratica dei territori assicurata dalla Conferenza socio sanitaria unica, soggetto composto dalla pluralità di rappresentanti territoriali dei 75 comuni d’area vasta, dovrebbe rappresentare lo strumento di raccordo fra le comunità locali e la struttura organizzativa e gestionale della sanità, ma ancora l’obiettivo è ancora distante. 

Tale Conferenza rischia di trasformarsi in uno strumento di dimensioni enormi con il rischio, quindi, di ingessare l’attività e di non produrre i dovuti risultati in termini di indirizzi e di programmazioni. La conseguenza di tutto questo è una sorta di staticità dell’assemblea dei 75 sindaci che inevitabilmente è costretta a essere depredata dei propri poteri e competenze dall’ Ufficio di presidenza composto solo dai sindaci delle città capoluogo, dai presidenti delle province e da chi presiede i comitati di distretto, oltretutto in completa assenza del benché minino controllo democratico. 

In altre parole emerge a tutto tondo la filosofia istitutiva della legge in cui, ancora una volta, si escludono categoricamente le forze politiche di minoranza, e in particolare i consigli comunali (e sino a ora anche quelli provinciali), unici consessi eletti direttamente dai cittadini, di fatto impossibilitati a svolgere la loro peculiare funzione d’ indirizzo.

Questa fotografia scattata da un modesto rappresentante di minoranza può apparire strumentale e non priva di pregiudizio, tuttavia leggendo la consueta intervista ferragostiana del sindaco di Forlì, Davide Drei eletto tra le file del partito democratico, mi pare di cogliere buona parte delle mie stesse preoccupazioni. Il sindaco a tal proposito rileva che “ l’Ausl unica potrebbe portare vantaggi all’intera sanità romagnola se fosse un progetto condiviso in grado di recepire le migliori esperienze delle aziende sanitarie preesistenti”.


Purtroppo, continua il primo cittadino, “finora si è rivelato un disegno verticistico, ad oggi senza un progetto generale che prefigurasse verso quale modello si tende.

” Un giudizio simile e non certamente meno tenero arrivava anche dal suo predecessore Roberto Balzani che non ha mai esitato di fare sentire la propria voce di dissenso anche a costo di dovere contrapporsi spesso alla stessa parte politica che lo aveva sostenuto.

L’assenza di notizie, dunque, e la mancata socializzazione di un piano programmatico legato a una sua conseguente pianificazione territoriale, con certezze sulla sostenibilità economica, rappresenta la condizione di base per un saldo piano industriale romagnolo, di cui, però, gli strumenti di partecipazione e di democrazia locali, sono tenuti completamente all’oscuro.

Gianfranco Spadoni
Consigliere provinciale Udc

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