Tendente ad escludere le comunità locali

La legge regionale istitutiva della’ azienda sanitaria della Romagna rappresenta una delle riforme di maggiore rilievo degli ultimi decenni e, per questo, andrebbe colta come grande opportunità per i cittadini anche se il collegamento con questi e con i livelli istituzionali si sta diluendo sempre più. La stessa partecipazione democratica dei territori assicurata dalla Conferenza socio sanitaria unica, soggetto composto dalla pluralità di rappresentanti territoriali dei 75 comuni d’area vasta, dovrebbe rappresentare lo strumento di raccordo fra le comunità locali e la struttura organizzativa e gestionale della sanità, ma ancora l’obiettivo è ancora distante.
Questa fotografia scattata da un modesto rappresentante di minoranza può apparire strumentale e non priva di pregiudizio, tuttavia leggendo la consueta intervista ferragostiana del sindaco di Forlì, Davide Drei eletto tra le file del partito democratico, mi pare di cogliere buona parte delle mie stesse preoccupazioni. Il sindaco a tal proposito rileva che “ l’Ausl unica potrebbe portare vantaggi all’intera sanità romagnola se fosse un progetto condiviso in grado di recepire le migliori esperienze delle aziende sanitarie preesistenti”.
L’assenza di notizie, dunque, e la mancata socializzazione di un piano programmatico legato a una sua conseguente pianificazione territoriale, con certezze sulla sostenibilità economica, rappresenta la condizione di base per un saldo piano industriale romagnolo, di cui, però, gli strumenti di partecipazione e di democrazia locali, sono tenuti completamente all’oscuro.
Gianfranco Spadoni
Consigliere provinciale Udc