
Nous sommes toutes des hommes
soi disant libres
Louis Bonuel
Ora che l’ultimo cavallo, trattenuto con consumata perizia, ha raggiunto fra i canapi gli innervositi avversari, inducendone uno alla rottura, la gara per le primarie regionali può cominciare.
L’interesse dei cittadini e’ blando. Forse perché non conoscono i candidati. E non capiscono bene perché votarli. Tutti renziani, della prima e della seconda ora. Tutti innovatori, naturalmente, di cosa non si sa. Tutti, o quasi, con curricula che non accreditano immediatamente per un ruolo di governo così importante.
C’è chi non se ne preoccupa e, senza aver amministrato nemmeno un condominio, fa sfoggio di un cardinalizio plurale maiestatis :” noi abbiamo deciso….ci candideremo…”. Rottamare i rottamatori si prospetta, fin da ora, un’impresa difficile. Credo resteranno lì, ottimamente. Pio’ cas pol. Candidature eccellenti, di quelle che si presentano da sole, non c’è ne sono. Il corto circuito fra partiti e società ha creato dei vuoti. Serviranno nuove semine, e una cura amorevole, per avere raccolti importanti.
Per ora l’avvento di Renzi alla guida del PD non ha generato nuove adesioni e il proselitismo sembra non interessare nessuno, forse per timore di turbare assetti e rendite mediocri. Queste sono primarie del tempo di mezzo, sospese fra un passato che si porta presso vecchie logiche e un futuro che, per qualche tempo, possiamo sperare migliore. E’ una contesa aperta e dignitosa, non il caos che si è voluto rappresentare.
Il mancato accordo fra i maggiorenti su candidature non convincenti e’ un passo avanti in direzione della trasparenza. Un po’ di scandalo fa bene, come una mareggiata che ossigena il mare soffocato dalle mucillagini. Le differenze fra i contendenti sono più grandi di quanto il richiamo d’ordinanza alla comune ispirazione renziana non riveli. Se la competizione non sarà fra cordate ma tra idee possono essere primarie vere, utili per costruire il futuro dell’EmiliaRomagna.
Dopo aver ringraziato Vasco Errani per l’impegno dedito alla guida della Regione e aver reso giustizia alla sua onestà verrà il momento di riflettere su un periodo lungo un’epoca, le azioni e i significati, le trasformazioni intervenute, la salute delle Istituzioni e le strategie politiche che ne orientano le scelte.
Un’analisi di quel che va conservato o, viceversa, innovato, nei contenuti e nei modi di tessere assieme la trama complessa del sistema regionale. In un mondo girato per il verso diritto questa riflessione, a stretto rigore di logica, dovrebbe essere preliminare alla scelta della persona più idonea a ricoprire il ruolo di Presidente e accompagnare il confronto altrimenti basato su formule convenzionali che confinano col nulla.
Il solo documento finora prodotto, quello dei Sindaci, fa la mossa del cavallo saltando i nessi di causalità per rivendicare ” una Regione green a consumo zero”, ” un nuovo sistema fieristico e trasportistico” e cambiamenti anche su sanità e welfare, che pure sono i punti di maggior tenuta del sistema regionale.
Per non parlare dei “fenomeni allarmanti” ( sono ancora i primi cittadini a parlare) come la criminalità organizzata e l’esclusione sociale. Volumi zero e’ una politica che andava adottata da tempo. I buoi sono scappati, il consumo di suolo in Emilia-Romagna e’ stato fra i più alti, i centri storici, anche qui, soffrono, mentre i centri commerciali crescono e divorano spazi naturali di comunione urbana. Tutti coloro che hanno amministrato, compreso chi scrive, ne portano un pezzo di responsabilità. Nessuno in Italia può essere soddisfatto di come si è governato.
Eppure, sono dati di Lega Ambiente, i piani regolatori dei Comuni prevedono un ulteriore, rilevante consumo di buona terra. Le sole opere pubbliche in arrivo sono strade, mentre il trasporto pubblico dei pendolari e’ in condizioni penose.
Forse il piano paesistico era troppo vincolistico, la vecchia pianificazione lenta e prescrittiva, ma questa che roba è? L’Emilia-Romagna e’ una grande Regione, il nostro obbiettivo non può essere restare davanti al Lazio ma accorciare le distanze dall’Europa, che sono cresciute. Per poter guardare il futuro dalle prime file. Amministrare in Emilia-Romagna non è difficile. Il livello di civismo della nostra gente e’ alto.
Chi deve prendere decisioni e’ come sorretto da un cuscinetto d’aria. I cittadini lo aiutano a sbagliare meno. Il riformismo padano, certo, ma Bologna era già Bologna quando Giacomo Leopardi ne magnificava la qualità del vivere. Questa e’ una Regione che si amministra da sola ma non si governa da sola. E’ una questione che non si liquida con due battute sul superamento del policentrismo.
Dobbiamo porci qualche domanda non convenzionale. L’autocelebrazione di un sistema e di un ceto politico rischia di far velo alla comprensione della natura dei problemi, di un modo di governare Partito e Istituzioni che ha tenuto assieme e, contemporaneamente trattenuto lo straordinario potenziale di innovazione sociale e culturale di questa terra. La spinta propulsiva si è affievolita. Parlarne ci farebbe bene.
Guido Tampieri Libero Pensatore