
Un viaggio “a rovescio” in compagnia del dialetto e dell’ uomo romagnolo, delle sue passioni, dei suoi dubbi e speranze, ma anche della sua visione disincantata ed ironica dell’ esistenza, che si traducono qui in note, atmosfere, versi poetici e non, e che diventano sulla scena gesti, facce, teatralità. (…)Forse è proprio la teatralità del dialetto a sostenere ancora oggi, in questo mondo troppo uguale a se stesso, quella profondità del sentire che alimenta la cultura della memoria, che decreta la supremazia del fare, della corporeità e della spiritualità insieme, della presenza sull’ assenza.
Un dialetto finalmente non inteso come rivestimento buffo e grossolano, ma come sostanza divertente ed emozionante di umanità.
In definitiva un viaggio attraverso la storia teatrale di Gianni Parmiani, Paolo Parmiani e Riccardo Ruffini, tre attori-cantanti che, con il supporto essenziale e suggestivo del violino di Nicola Nieddu e delle tastiere di Alessandro Guidi, rivivono e fanno rivivere in questo spettacolo un percorso insieme antico e moderno, in un clima di condivisione assai vicino ai sorrisi ed ai pensieri del cuore…