
L’altro ieri è morto un lavoratore. Oggi già è una notizia di secondo piano.
Era un lavoratore della compagnia marittima Grimaldi impegnato a bordo di un traghetto arrivato nel porto di Ravenna per imbarco e sbarco container. Il fatto che fosse marittimo e di nazionalità filippina contribuirà presto a farlo scomparire dalla memoria giornalistica del lungo elenco dei morti sul lavoro, accompagnato da rituale comunicato del sindaco a un mese dall’altrettanto rituale commemorazione delle vittime degli incidenti sul lavoro celebrata proprio in Municipio.
Le cause? La precarizzazione, la terziarizzazione, il lavoro nero, il caporalato, la perdita (nei fatti prima ancora che con il Jobs Act) dei diritti, la totale dipendenza dall’altrui volontà per continuare a portare a casa il necessario per vivere! Per questo si muore e non per la favoletta della colpevole negligenza del lavoratore sanzionata da morte o menomazione più o meno grave (che peraltro non esimerebbe chi il lavoro lo dà o lo nega dalla responsabilità di controllare se le indicazioni date – se date – per evitare i rischi sono rispettate).
L’Articolo 117 della costituzione affida alle Regioni la competenza (concorrente con lo Stato) in materia di sicurezza del lavoro. L’Emilia Romagna della gestione Errani è in testa in tutte le classifiche di morti ed incidenti sul lavoro in Italia. Il PD va solo ai funerali e a braccetto con gli industriali. Digli di smettere.