Di Guido Tampieri
Se non vuoi mai smarrire la strada giusta
resta sempre a fianco della classe lavoratrice
nei giorni di sole e nei giorni di tempesta
Sandro Pertini
Nessun incontro mi ha dato l’emozione di quello con Sandro Pertini.
Un sentimento spontaneo.
Nel PCI “Sandro”era guardato con qualche sospetto, un po’ troppo autonomo si diceva.
Anche le mie convinzioni erano un tantino più rigide di quelle che l’esperienza e qualche buona lettura avrebbero rese flessibili.
Ricordo che per l’occasione misi la cravatta.
Mai nodo scorsoio fu accettato con tanta letizia.
Non ho mai smarrito la strada giusta.
Neppure quando quella dei lavoratori ha cessato di essere classe generale, omogenea, compresa del ruolo nazionale.
Per diventare frammentata compagine sociale, parte debole di meccanismi economici e finanziari che la privano delle sue conquiste, riducendola nuovamente a merce.
Costretta ad un ruolo subalterno nella da tutti celebrata centralità dell’impresa.
Capitale e lavoro non sono sullo stesso piano nè nella considerazione istituzionale ne’ nella contesa redistributiva del valore che producono assieme.
Rivendicarne l’importanza e la dignità non toglie nulla al ruolo dell’impresa nella primaria funzione di creazione della ricchezza.
Farlo ora, nel vivo di una crisi che sovverte assetti economici e sociali, è tanto più importante per fondare su basi di equità democratica il sistema Paese rinnovato che deve conquistarsi uno spazio nel XXI secolo.
Stare dalla parte dei deboli è un imperativo morale.
Tutti i deboli.
Senza distinzioni fra vecchi e giovani, “privilegiati” e precari, che finiscono per penalizzare gli uni e gli altri, favorendo il capitale finanziario che distribuisce a piacere le carte.
Nel mondo senza confini assoggettato alla dittatura del profitto governare e fare sindacato sono diventati mestieri difficili.
Trovare la strada giusta per creare ricchezza e lavoro preservando dignità e diritti è improbo.
Questa consapevolezza dovrebbe indurre tutti ad abbandonare la baldanza per concedersi al confronto.
Di cui non c’è traccia.
Una moneta non risuona da sola.
Non è questione di stile, anche se a volte il Premier dimentica di esserlo, e foga e argomenti di tutti sono da Processo del lunedì.
C’è il rischio che, per affrontare la precarietà, si rendano tutti precari, che si crei, come ammonisce la “professorona” Nadia Urbinati, eguaglianza nel niente.
Ne’ si può correre dietro alle velleitarie dottrine di Landini, troppo simili a quelle che portarono Bertinotti ad assassinare Prodi.
La disinvoltura di Renzi rasenta spesso l’azzardo, le sue attenzioni sono sbilanciate.
E tuttavia non si vedono ragioni per uno sciopero generale che fermi il Paese.
Come se non lo fosse già abbastanza.
Le critiche alla legge di stabilità e al Jobs act sono eccessive e, per alcuni aspetti, pretestuose.
Le richieste, molte delle quali condivisibili, conferiscono tuttavia all’ insieme della piattaforma sindacale un carattere massimalista che contrasta con una storia riformista.
È un passo indietro che speriamo preluda, come scriveva Lenin, a due avanti.
L’Italia ha bisogno di un sindacato forte e propositivo.
La crepa
Le crepe vanno prese sul serio.
Mia mamma ne aveva una in salotto, sembrava una cosa da niente poi poco c’è mancato che venisse giù la casa.
Renzi farà bene a riflettere sull’incrinatura dei consensi che cambia il verso a un diagramma finora trionfale.
E ad interrogarsi su un approccio che potrebbe rivelare una usura proporzionale alla sua forza.
Il tempo non lavora per lui.
Il Paese ha ansia di risultati.
Immancabilmente pretende dalla sinistra quel che non richiede alla destra.
Anche se non è possibile.
Perché il conto della storia è troppo alto, la selezione dei bisogni necessaria, il tempo un fattore incomprimibile.
Alzando le aspettative Renzi ha alimentato l’ impazienza.
Ora la deve governare, e non sarà semplice farlo da solo.
La crisi devasta i fragili equilibri che il Governo ha ereditato,suscitando sentimenti contraddittori.
Renzi dimostra di saper volgere a proprio favore la rassegnazione e di non saper fare i conti con la protesta, favorendone la crescita e l’aggregazione.
Per spingere CGIL e UIL nelle braccia di Landini ci vuole talento.
Il cambiamento del sentimento pubblico si otterrà instaurando un clima di collaborazione.
Altrimenti sarà difficile tenere assieme pesche e cipolle nella stessa cassetta.
Delle riforme di Renzi non si può dire che siano salvifiche ne’ mortifere.
In questo momento sono solamente inverificate.
Per scalmanarsi a favore o contro, bisogna aspettare un po’.
Gli estremisti di ogni razza emettono sentenze senza prove.
Renzi, per parte propria, non può pretendere che un Paese con situazioni sociali esplosive si acquieti confidente accendendogli ceri.
La rinascita dell’Italia è per ora solo “fede di cose sperate”.
Per arrivare alla fine del mese non sempre basta.
La confessione
L’ex capogruppo PD in Regione Monari, indagato per l’affaire spese pazze, avrebbe affermato ( Repubblica 16/11/2014) : ” I consiglieri, oltre a non fare nulla e a non capire nulla, spendono un sacco di soldi… Il PD è un partito con molti idioti, quello della politica è un concentrato di idioti”.
Nessuno degli interessati ha replicato.
Chi siamo noi per eccepire, deve aver pensato la gente.
Forse per capire le ragioni dell’astenzionismo non c’è bisogno di analisi raffinate.