Nel suo messaggio Urbi et Orbi il papa ha rivolto il suo pensiero “a tutti i bambini oggi uccisi e maltrattati”, anche “prima di vedere la luce”, “sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice”.
Li ha definiti vittime “degli attuali Erode”. Nominando “Gesù Bambino” e aggiungendo nuovi passi al suo discorso, il Papa ha detto: “il mio pensiero va a tutti i bambini privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita, sia quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice.
E ai bambini massacrati sotto i bombardamenti anche là dove il figlio di Dio è nato. Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode”.
E’ tornato sugli scenari di guerra che insanguinano il mondo: “Possa il Signore aprire alla fiducia i cuori e donare la sua pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra benedetta dalla sua nascita, sostenendo gli sforzi di coloro che si impegnano fattivamente per il dialogo fra Israeliani e Palestinesi. Gesù, Salvatore del mondo, guardi quanti soffrono in Ucraina e conceda a quell’amata terra di superare le tensioni, vincere l’odio e la violenza e intraprendere un nuovo cammino di fraternità e riconciliazione”. Il pontefice ha inoltre pregato per “i nostri fratelli e sorelle dell’Iraq e della Siria che da troppo tempo soffrono gli effetti del conflitto in corso e patiscono una brutale persecuzione. Invoco speranza per i tanti profughi, auspicando che possano ricevere i necessari aiuti umanitari e fare ritorno nei loro Paesi”.
In un mondo ancora segnato da “violenze, guerre, odio, sopraffazione”, ci sarebbe invece tanto bisogno di “tenerezza”. E’ questo, secondo il Papa, il messaggio del Natale: la “tenerezza di Dio” verso l’uomo, incarnata in “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”, la cui venuta è “la luce che squarcia il buio”.