Una politica acefala, asfittica ma autoreferenziale

Riceviamo da Gianfranco Spadoni e pubblichiamo

Purtroppo sono arrivato al punto di considerare la politica locale (ma ci sarebbe molto da ridire anche per quella nazionale) autoreferenziale, acefala e asfittica, non solo perché appartengo da secoli alla schiera d’opposizione, ma soprattutto, per lo scenario complessivo che balza agli occhi. Arrivo persino a dire, con un pizzico di rammarico, che la politica locale è perdente ormai su tutti i fronti, com’è ampiamente dimostrato dai fatti, poiché non ha saputo dimostrare in tutti questi anni la determinazione e la sufficiente forza per affrontare le questioni basilari del territorio. 


Sul lato, ad esempio, delle comunicazioni è ormai stata sancita l’esclusione irreversibile di Ravenna dai più importanti circuiti viari e ferroviari, così, come, la città in questi quarant’anni non ha saputo tessere un proficuo rapporto per uno stabile collegamento aeroportuale. Situazione triste anche sul fronte del sistema portuale per la crescente perdita di competitività del nostro scalo a favore di altri porti evidentemente più organizzati e più forti politicamente. Pure sul tema dell’ università sul territorio ci sarebbe qualche riserva. 

Sul piano dei corsi, senza dubbio si è rafforzata negli anni, ma non vi è dubbio come resti ancora la Cenerentola rispetto alla parte emiliana la quale, come si dice, la fa da padrona rispetto alla Romagna. 

Proseguendo, poi, abbiamo clamorosamente perso la candidatura di Ravenna capitale della Cultura e ancor oggi stiamo arrampicandoci sui famosi specchi per inventare qualche altro traguardo basato sulla speranza di riuscita. In questo quadro, inoltre, non va certamente meglio per la sanità in cui Ravenna, proprio dal punto di vista dell’azienda sanitaria unica d’area vasta romagnola. 

Il primo risultato evidente consiste nella perdita decisiva di peso di Ravenna, al punto di fare emergere in modo chiaro le vicine Forlì, Cesena e Rimini, e con il pericolo di compromettere, se non addirittura sacrificare oltretutto, la conservazione dello status quo dell’ospedale degli infermi di Faenza. Non si realizzano infrastrutture, aumenta sensibilmente la disoccupazione e, come non bastasse, manca un disegno di teso a rilanciare l’economia ravennate.

Occorrerà dunque chiedersi se la politica di sinistra che ha guidato per mezzo secolo, questi nostri territori non abbia qualche responsabilità, o continui, invece, con la sua dose di autoreferenzialità!

Gianfranco Spadoni
Consigliere provinciale Udc

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