Quale futuro per l’Ospedale di Lugo?

Riceviamo da Roberto Drei e pubblichiamo

In questi ultimi mesi il tema della sanità locale e del futuro dell’Ospedale Civile Umberto I di Lugo che, è opportuno ricordarlo, serve un territorio di centomila abitanti, sembra scomparso dalla agenda della politica lughese.Alla fine del mese di gennaio, i gruppi consiliari ”per la Buona Politica” e “Lugo Popolare”, avevano scritto al Presidente del Consiglio comunale di Lugo per richiedere, ai sensi del primo comma dell’art. 22 del Regolamento del Consiglio Comunale di Lugo (un quinto dei componenti il Consiglio Comunale può fare richiesta di convocazione), la convocazione di un Consiglio comunale con l’inserimento, nell’ordine del giorno, di uno specifico punto dedicato alla illustrazione e discussione delle linee di indirizzo dell’Atto Aziendale della Ausl romagnola.

Ciò avrebbe permesso di capire, fra le altre cose, quale tipo di ruolo e di funzioni siano previste in capo al nostro ospedale, nell’ambito del processo di ristrutturazione della intera rete degli ospedali pubblici romagnoli.

Personalmente non ho mai ritenuto fondate le voci circolate sulla possibile chiusura del nosocomio lughese ma che sia in atto, già da tempo, un processo di depotenziamento del nostro ospedale, è oramai innegabile (è sufficiente parlarne con il personale che vi lavora, per averne conferma).

Si deve allora pretendere dai nostri politici locali (sindaci, deputati e consiglieri regionali eletti con i voti dei residenti nella Unione dei Comuni) di fare la loro parte fino in fondo, impegnandosi nella difesa dell’ospedale di Lugo e, di conseguenza, nella difesa e nel mantenimento di un livello essenziale di servizi sanitari di base che l’ospedale deve continuare a fornire alla popolazione del suo bacino di utenza di riferimento, ovvero ai centomila abitanti della Unione dei Comuni della Bassa Romagna.

Governare ed esercitare le conseguenti responsabilità politiche non significa solo tagliare nastri ed andare sul giornale per le varie inaugurazioni pubbliche, ma essere anche in grado di battersi per la difesa dei servizi di pubblica utilità presenti nel proprio territorio e la battaglia per mantenere determinati servizi in campo sanitario, è una di quelle che i lughesi di qualsiasi estrazione o colore politico giudicano prioritaria.

A fronte della richiesta avanzata a fine gennaio 2015 ci fu risposto, dal sindaco Ranalli che occorreva dare il tempo al nuovo Presidente della Giunta della Emilia-Romagna, il neoeletto Stefano Bonaccini, di nominare i nuovi vertici della Ausl della regione, posticipando la discussione in Consiglio comunale alle nomine dei nuovi direttori delle Ausl.

Da allora ad oggi sono passati quattro mesi, le nomine sono state effettuate da tempo ma la discussione in consiglio comunale non è mai stata fissata, né ci è stato detto quando lo sarà.

Tutti tacciono e in questo clima di assordante silenzio tenuto da chi ci governa, si levano solo voci preoccupate di persone, come il dott. Ermanno Tampieri (una vita professionale trascorsa nella cardiologia dell’Umberto I di Lugo) che descrivendo lo stato attuale della strutturazione di quel reparto, si dice preoccupato sul futuro della cardiologia lughese.

Ne deriva un invito ai nostri governanti e responsabili politici locali ad attivarsi tempestivamente sul tema, perché se è vero e ne siamo consapevoli che il livello dei servizi sanitari sul territorio e di cui abbiamo usufruito fino ad oggi, non lo avremo più in futuro, sarà bene definire almeno una sorta di linea del Piave, al di sotto della quale il nostro ospedale pubblico non dovrà scendere.

E qui la politica è chiamata a fare la sua parte, senza se e senza ma, e su questo tema si giocherà gran parte della credibilità dei nostri nuovi amministratori.

Roberto Drei
Consigliere “per la Buona Politica”

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