Troppi soldi ai dirigenti della Provincia

Riceviamo da Gianfranco Spadoni e pubblichiamo

Il giorno 27 di questo mese i dirigenti della Provincia di Ravenna hanno percepito un generoso stipendio grazie alla liquidazione della retribuzione di risultato per l’anno 2014.
In concreto i dirigenti si sono trovati in busta le retribuzioni di risultato che oscillano, secondo le valutazioni e i criteri cui gli stessi interessati hanno concorso a determinare, da un minimo di 12.097,35 euro per gli apicali più poveri, sino a un massimo di 14.048,54 euro. 


Com’è noto, l’istituto della retribuzione di risultato rappresenta insieme alle retribuzioni di posizione, una componente costitutiva dello stipendio, modulata sulla base di valutazioni quantitative, come previsto dal contratto nazionale. 

Nulla da eccepire, quindi, sulla legalità dell’atto, ma sul versante dell’opportunità qualche riflessione critica mi pare emerga. 

Intanto occorre precisare come le funzioni dirigenziali siano classificabili in tre fasce deliberate dalla giunta ravennate e che per l’anno 2011 partono da 45.000,00 euro per la prima fascia, 28.700,00 per la seconda sino ad arrivare alla terza con 19.400,00 euro e, naturalmente, nella questione in oggetto, la fascia adottata per la determinazione di ogni singolo trattamento dirigenziale, si riferisce alla prima. 

E qui si coglie una prima responsabilità della giunta provinciale la quale avrebbe potuto non approvare, in un momento così difficile sotto vari aspetti, una quantificazione economica così elevata. 

Al riguardo, infatti, va considerato come le province siano giunte quasi tutte a capolinea e in attesa che le regioni legiferino in materia prevedendo anche l’assegnazione delle nuove funzioni e delle relative risorse, è alquanto discutibile che i dirigenti abbiano ancora le stesse funzioni, gli stessi obiettivi e per dirla con una parola solo, la stessa mole di lavoro e di responsabilità di alcuni anni fa. 

Peraltro la disponibilità economica dell’ente, da qualche anno è ridotta al lumicino, e di conseguenza tutta la serie di attività in capo ai dirigenti, a logica, dovrebbe essere gradualmente diminuita, mentre, invece, le retribuzioni di risultato restano elevate. 

In altre parole, considerando il periodo di transizione per le Province e tenuto conto delle esigue risorse disponibili che, di fatto, ingessano non solo gli investimenti, ma anche buona parte delle normali attività d’istituto, sarebbe stata logica una responsabile riduzione di tale retribuzione in favore dei dirigenti. 

Tenuto conto, tra l’altro, del restante personale dell’ente che in qualche misura concorre direttamente a perseguire questi risultati dirigenziali non ha certamente usufruito di alcun beneficio particolare o, in ogni modo, non certo quantitativamente superiore ai precedenti anni.

Gianfranco Spadoni
Consigliere provinciale Udc

Ultime Notizie

Rubriche