Sulla Pediatria di Lugo occorre una volta per tutti fare chiarezza

Riceviamo da Gianfranco Spadoni e pubblichiamo



Sull’argomento, a mio parere esistono una questione di merito e una di metodo, ma in via preliminare la direzione dell’azienda della Romagna deve chiarire prima di tutto se l’opzione di mantenere la degenza e il servizio per le 24 ore a Lugo può compromettere le normali condizioni di appropriatezza e con possibili stati di pericolo per i bambini, o, viceversa, esiste solo un fattore di mera riorganizzazione complessiva legata sostanzialmente ai “tagli” del numero dei letti. 
E una volta dipanata questa pregiudiziale non di poco conto, si può riflettere sul futuro dei piccoli ospedali, Lugo in primis, ma analoga riflessione riguarda anche Faenza, probabilmente consacrati a un lento e progressivo smantellamento, per dare spazio alla logica dei nosocomi di riferimento per il territorio, come quello di Ravenna e di Forlì.

Nel merito, tuttavia, non possono essere penalizzati i territori, soprattutto a fronte della loro totale esclusione e coinvolgimento, finalizzata a determinare le linee strategiche e programmatiche, proprio di competenza dei territori stessi.

Sul versante del metodo, infatti, appare inaudito che il sindaco apprenda dagli organi d’ informazione le scelte socio sanitarie riguardanti la loro comunità, accontentandosi semplicemente di chiedere informazioni al direttore generale, a conferma, appunto, della loro totale estraneità.

Quanto sta accadendo a Lugo non è altro che la conferma della debolezza della Conferenza socio sanitaria che proprio il legislatore ha voluto contro il rischio di tendenze autocratiche tipico della figura del manager-direttore generale, ma anche come opportuna forma di collegamento con i territori.

Peraltro situazioni come quella lughese sono destinate ad aumentare sensibilmente, sottraendo a quest’ organo ogni funzione di indirizzo che finisce per ritornare in mano alla direzione aziendale. Sarà mortificato in questo modo, la funzione dell’ organo collegiale della Conferenza, proprio per una questione di impraticabilità organizzativa di un istituto di tali dimensioni con 74 sindaci e 4 presidenti di Provincia. Come dire: in questo modo saranno inevitabili deleghe in bianco dei sindaci a totale discapito della vita democratica.

Gianfranco Spadoni
Cconsigliere provinciale Udc

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