La festa dei greci è finita

Dicevo nel mio redazionale di ieri che oggi sarebbe stato un altro giorno dopo quello della festa fortemente voluta da Tsipras, con un referendum in cui in campagna elettorale aveva detto votate no e faremo un accordo in 48 ore e martedì faremo riaprire le banche.

Le borse hanno perso cento miliardi, qualche decina di euro anche miei e vostri e di chi in Italia ha sostenuto il referendum.

La BCE non ha dato altro denaro alle banche greche perchè i Governi gliel’hanno vietato.

I greci sono ancora in fila per 50€ (le banconote da venti sono finite) dopo la notte della festa.

Gli stati eruopei stanno preparando un piano di aiuti umanitari come quelli che si mandano al Terzo Mondo, non nuove condizioni meno pesanti di quelle fatte prima del referendum, per concedere ulteriori prestiti.

I proprietari dell’Euro sono 560 milioni, i greci sono 11 milioni.

I puri sostenitori politici italiani dell’espressione diretta del popolo (di cui personalmente sono sostenitore da sempre a partire dalle Primarie) hanno esaltato il voto del 2 per cento del popolo che maneggia e vive con gli euri.


Qualè la volontà degli altri 550 milioni sul fare altri prestiti ai greci? 


Tra due squadre tra cui si discute se una, cinquanta volte più numerosa, debba fare un prestito all’altra, la decisione democratica, l’espressione della volontà popolare, spetta alla squadra più piccola che necessita del prestito? 


O forse democrazia vuole che i rappresentanti democraticamente eletti dai 550 milioni di non greci facciano ciò che pensano vogliano i lori rispettivi popoli?


In economia, lo insegnano a scuola nella prima elezione, i numeri contano e anche in democrazia, quella vera, che si esprime nelle forme corrette.


Aveva ragione Renzi a dire che il referendum era una sciagura.


Speriamo che nonostante l’autogol di Tsipras, dei greci che non potevano che votare no, si arrivi comunque ad un “compromesso” e non con i numeri, come dicevo, ma con i valori, la cultura, la storia, la solidarietà, dello “Stato Europeo”, tra popolazioni, non gemelle, ma sicuramente cugine nei propri valori.  

Arrigo Antoenllini

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