Reparto di Ematologia, Ospedale Santa Maria delle Croci, Ravenna, Luglio 2015.Molto spesso si leggono sulle testate giornalistiche locali, e non solo, notizie di malasanità, di storture nell’erogazione di servizi o di rapporti non rispettosi di servizi con l’utenza ed in generale con il cittadino.
Quando esistono tali situazioni credo sia bene manifestarlo, anche per dare un contributo all’eventuale, auspicabile, risoluzione del problema.
Come in tutte le cose – e quindi nello specifico nella “Sanità pubblica e convenzionata” – vi sono sempre dei margini di miglioramento ai quali, a mio avviso, devono concorrere tutti: dagli amministratori ai cittadini, dagli operatori alle organizzazioni sindacali, alle associazioni di volontariato, che contribuiscono nello specifico alla costruzione di una Sanità più sobria, organica e funzionale.
A tale proposito credo sia opportuno evidenziare anche quando si vivono le positività del Sistema.
Premetto che sono un cittadino che mi sono trovato da un giorno all’altro in una condizione di salute di grave precarietà e ricoverato in un reparto di alta specializzazione, il reparto di Ematologia dell’Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna.
Premetto anche che non sono ancora né un miracolato né un guarito: anzi, sono solo all’inizio di un percorso che mi hanno descritto lungo e spero comunque con esito positivo. Sono stato ricoverato con diagnosi: SINDROME MIELOPROLIFERATIVA ACUTA (L.A.M.).
In questi primi 46 giorni di degenza, vissuti superando momenti di grande criticità, ho notato grande professionalità ed abnegazione da parte di tutto il personale medico, paramedico ed assistenziale, ma quello che mi ha colpito maggiormente è il valore umano e il rispetto del paziente e delle problematiche ed esigenze, senza mai sentirsi “sopportati”.
Io a volte mi dico: forse questo modo di porsi da parte di tutti i protagonisti di questa unità operativa è dovuto alla tipologia di pazienti coi quali hanno a che fare e alla specificità degenza che siamo costretti a vivere, per ovvie ragioni di salvaguardia della nostra fragilità immunitaria.
Non può comunque essere solo per la peculiarità del reparto: ci deve essere a monte una cultura del rispetto, dell’abnegazione, della deontologia professionale che viene da lontano.
Quindi tanta riconoscenza a chi ha diretto questo reparto, il quale ha dato tanto lustro sotto questi aspetti che sono poi fondamentali per il prosieguo ottimo dell’attività del reparto.
Vivendo l’attuale, dico: la traccia è stata buona e la continuità è ottima e grazie a tutti voi, medici, paramedici, assistenza, per l’opera che prestate con umanità, professionalità e passione.
Avendo vissuto per molto tempo la realtà della sanità locale, posso dire con certezza che vi è la necessità che la vostra abnegazione sia d’esempio per tanti altri reparti e o servizi.
Sarebbe un bene, non solo per noi utenti-pazienti, ma per tutta la sanità locale e non solo.
Francesco Laghi