La società a capitale pubblico Ferrovie Emilia Romagna, Fer, nel mese di novembre 2015 ha convocato un’assemblea straordinaria dei soci, – vale a dire la Regione con il 93,16%, la società Seta con il 6,18% e le province con lo 0,08%, – per deliberare un aumento del capitale sociale mediante versamento di denaro.
Si tratta del secondo aumento di capitale in breve tempo. Quello precedente, infatti, risale al 2013 con un aumento riservato al socio di riferimento, vale a dire la Regione. Anche quest’ultima operazione di aumento si poneva l’obiettivo di rafforzare il patrimonio della e mettere nelle condizioni Fer di trarne prevalentemente benefici in termini di maggiore equilibrio di struttura patrimoniale e quindi di capacità cauzionale per il sistema bancario.
Una serie di criticità evidenti che emergevano a tutto tondo nella gestione della società in oggetto. La quale continua, come in passato, a ricorrere il mercato finanziario facendo leva su linee di credito a breve-medio termine, esponendo la società stessa al rischio di vedersi assoggettata a condizioni economiche di utilizzo degli affidamenti più gravose rispetto a linee di credito a medio-lungo termine. Motivazioni evidenziate a chiare lettere nella relazione al bilancio 2014 di Fer in cui emerge, tra l’altro, l’esigenza di adottare misure volte a fornire alla società un equilibrio finanziario più adeguato alla propria attività.
E proprio a proposito di quanto esposto sopra, uno degli obiettivi del precedente anno 2015 doveva essere quello di riequilibrare la struttura finanziaria a supporto degli investimenti infrastrutturali mediante la ricerca di nuove linee di credito con scadenza a lungo termine per consolidare, al contempo, l’esistente indebitamento eccessivamente esposto, come si diceva, nel breve periodo.
Il recesso della Provincia dunque, con la sua partecipazione dello 0,0143 % pari a una modesta quota patrimoniale spettante all’ente di 1.408,93 sarebbe giustificato se l’ente provinciale avesse esercitato controllo e influenze positive nelle linee di indirizzo. Invece a questo non è avvenuto proprio per il peso politico e di quello legato alle poche quote possedute. Oltretutto la rete dei collegamenti ferroviari di Fer interessa l’intera regione ed esclude ogni collegamento con Ravenna e i suoi comuni principali.
La Provincia, in altre parole, non è riuscita in tanti anni nemmeno a ottenere una corsa diretta al nostro capoluogo, pertanto la modesta partecipazione in questione, del tutto simbolica, non ha davvero più ragione di esistere, anche se nei compiti in capo alla futura provincia il tema dei trasporti non è trascurabile a, punto che il Consiglio provinciale nella seduta del 31 marzo scorso ha classificato la stessa Fer, Ambra – agenzia mobilità, Tper e Star Romagna fra le partecipazioni da mantenere. A pochi giorni da quell’atto, oggi come si giustifica questo dietro front !?
Da ultimo una breve riflessione, non secondaria, dovrebbe essere compiuta per valutare l’opportunità di una modifica dell’assetto societario di Fer per evitare compiti e gestioni improprie in mano agli enti pubblici aprendo il mercato a soggetti privati.
Gianfranco Spadoni
Consigliere provinciale Udc Ravenna