La triste fine dei cappuccini dopo 442 anni

L’incauto acquisto della provincia
Di Gianfranco Spadoni 


L’immobile dei Cappuccini sorto nel 1574, dopo l’avvenuto addio dei religiosi pare sia destinato all’alienazione definitiva.


Come si ricorderà, parte dell’immobile fu acquistato dalla Provincia di Ravenna nel 2004 con il preciso fine di aumentare la dotazione di aule per il confinante liceo scientifico Oriani, ma l’operazione non ha portato ad alcuna soluzione. Le numerose motivazioni di ordine burocratico che, stando alle versioni dell’ente provinciale, avrebbero impedito sino ad ora qualunque scelta, di fatto hanno paralizzato l’incauto acquisto. I locali ancora di proprietà (improduttiva) restano vuoti come all’atto di acquisto, né tanto meno sono stati venduti o ristrutturati. 

In questi anni, oltretutto, è improponibile il recupero di un edificio di tale ampiezza, soprattutto per gli effetti dovuti al vincolo del Patto di stabilità. Tant’è che proprio in questi giorni il presidente della Provincia propone un’eventuale vendita semmai collegata alla parte restante di proprietà dell’ordine francescano. D’altra parte, nel merito della questione in oggetto, i sani principielementari di cautela, di efficienza allocativa delle risorse disponibili fra usi alternativi, oltre all’applicazione del criterio costi – benefici che costituisce il criterio economico per eccellenza, sin dall’inizio delle trattative non sono stati rispettati. Si è trattato di un’operazione immobiliare incauta e in qualche misura avventata che si è poi rivelata sbagliata. Stiamo parlando di un investimento, insomma, in totale perdita per la Provincia, e che, oltretutto, ha concorso ad accentuare la situazione d’indebitamento dell’ente di piazza dei Caduti.

La Provincia, infatti, si è indebitata ulteriormente con tale acquisto, non ha raggiunto l’obiettivo alla base dell’ investimento, vale a dire la dotazione di nuove aule per l’Oriani, e per oltre dieci anni, ha dovuto continuare a pagare interessi e capitale con risorse pubbliche senza trarne alcun beneficioperché, come già detto, il bene è tuttora completamente inutilizzato. Alcuni approfondimentipreliminari, infatti, come l’esame dei vincoli urbanistici esistenti e prevedibili, la serie d’impedimenti burocratici di varia natura, i necessari passaggi di adeguamento al piano regolatore, e altre procedure di vario genere, avrebbero dovuto rappresentare per l’ente la strada maestra da seguire.

Terminando con una frase celebre dello statista Andreotti, vale dire “..pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso s’ indovina…”si ha la sensazione che l’intera area possa rappresentare un boccone ghiotto per qualche imprenditore disposto a investire e a realizzare abitazione e spazi ad uso commerciale mediante il cambio di destinazione d’uso. Si tratterebbe, insomma, di ulteriore consumo di territorio che andrebbe a sottrarre un polmone verde – seppure di metratura contenute – nel pieno cuore cittadino.

Gianfranco Spadoni
Consigliere provinciale Udc Ravenna

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