Riceviamo da Gianfranco Spadoni e pubblichiamo

Ho già evidenziato in precedenza come la Provincia abbia eliminato il servizio del Difensore civico cui facevano riferimento numerosi cittadini.
Indubbiamente in un momento così difficile per la vita degli enti locali determinati servizi andavano razionalizzati, – a cominciare, però, da una serie di partecipate che da anni si sarebbero dovute alienare visti i loro bilanci disastrosi – invece questa figura di riferimento e di garanzia per il cittadino andava mantenuta e non eliminata così a “cuor leggero”. E’ spiacevole pensare, infatti, come questo professionista a tutela del cittadino sia stato cancellato dimenticando in questo modo la centralità della persona e il suo diritto a essere difesa, e, soprattutto con tale decisione si dimentica un altro aspetto centrale.
Vale a dire che per moltissimi cittadini, specie quelli meno abbienti, il Difensore civico rappresentava l’unica possibilità di potere fare sentire la loro voce e di essere tutelati, evitando in altro modo una pseudo sopraffazione da parte di chi ha invece la facoltà di permettersi consulenze e assistenze di tipo legale. Attraverso tale figura che rappresenta la forma più immediata e accessibile per fare sentire la voce di tutti, era assicurato un servizio in grado di offrire consulenze e ogni azione conseguente tesa alla risoluzione di controversie, eliminando inutili aggravi in termini di tempo, di costi e di aumento della burocrazia nei palazzi della giustizia.
Spiace rilevare ancora una volta, come ci si trovi di fronte alla palese lesione dei diritti dei cittadini, spesso indifesi e calpestati. Oltretutto mi pare che la Provincia non si sia adoperata sino in fondo per offrire forme di collaborazione condivisa con altri enti (ad esempio con il Comune di Ravenna) per garantire il servizio e limitando al massimo i costi.
Con un certo rammarico, infine, mi pare di cogliere negli enti locali un concetto molto annebbiato di difesa e sostegno della famiglia come nucleo principale della società. Allo stesso modo di quel che accade nel Governo Renzi nel cui organigramma delle deleghe appare un ministro della famiglia del cui operato, tuttavia, non c’è traccia alcuna.
Gianfranco Spadoni
Consigliere provinciale Udc Ravenna