I referendum vanno cambiati

UNA lettera al direttore


Odio le generalizzazioni, una delle più gravi colpe dei media, tra le tante, e non solo dei media.


Ma quando ciò che pensa e scrive (raro, troppo raro, questo) un solo lettore, quando appaia oggettivamente condivisibile, mi piace condividerlo.

I referendum.

Scrive il lettore ad un quotidiano locale.


“La scarsissima partecipazione al voto di domenica scorsa fa pensare che gli elettori abbiano più buon senso dei soliti proponenti di un referendum che avrebbe dovuto essere tema del solo Parlamento.

Il referendum andrebbe fatto solo quando quando la politica lascia libertà di coscienza ai parlamentari, il resto, come le trivellazioni, in una democrazia sono di competenza di chi abbiamo eletto per governare la Cosa Pubblica.

I rilevanti costi dei referendum li paghiamo noi.

Come gli effetti collaterali non evidenziati da nessuno: le scuole chiuse!

I bambini a casa con i genitori al lavoro….va aumentato il numero delle firme per promuoverlo.

E non regge la tesi che andava fatto insieme alle amministrative.

La decisione politica dei cittadini davanti ad un referendum è Si’ o No se lo si accetta, se si condivide che sia stato promosso a fronte dei costi e dei problemi che crea alle famiglie, un SI’ e un No questo che non deve essere influenzato, favorito, da altre contemporanee elezioni.

Non bastano 500mila firme, sì, pèer ….va aumentato il numero delle firme per promuoverlo.

Poi come sempre il vizio tutto italiano del dire che ha vinto chi ha perso! 

A cura di Arrigo Antonellini  

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