Lesbo

Di Guido Tampieri 
Sarà che l'anima della gente non ha imparato a dire un solo si 
Ivano Fossati 

Mentre in Italia ci si sbrana per le più stupide ragioni, facendo strame di parole preziose come verità, giustizia, onestà, nel mare rosso di sangue e nei campi di concentramento profughi, assieme a migliaia di innocenti, muore la nostra coscienza di uomini liberi.
Raccontiamoci pure che é l'Europa che non trova l'accordo, ma siamo noi che chiudiamo gli occhi di fronte a un dramma senza fine, piangendo lacrime ipocrite su quelle povere esistenze che potrebbero ancora essere aiutate e che diamo invece per condannate.
La destra é la destra, l'egoismo è la sua cifra storica, mascherato da un falso realismo che vorrebbe alleviare le pene di chi fugge per inseguire una speranza di vita lasciandolo morire dov'è, a km O.
Ma la sinistra, e quelli né di destra nè di sinistra perché si credono migliori degli altri, sì, io e voi, tutti,così generosi e altruisti, noi che possediamo i valori, cosa facciamo?
Cosa facciamo per aiutare la Grecia ad affrontare un'emergenza umanitaria che da sola non può sostenere?
La Grecia di Tzipras, ricordate?
Madre della filosofia, culla della civiltà occidentale.
Quella del nuovo inizio della sinistra.
Quella dei pellegrinaggi ad Atene di Grillo e Vendola, il laboratorio dell'Europa dei popoli.
Che fine ha fatto?
Compagni,compagni, onestà, onestà, e poi?
Non fa più trendy, non serve più.
Dimenticata, lasciata sola a raccogliere i morti sulle sue spiagge.
A soccorrere i sopravvissuti: avanti non si va, c'è solo filo spinato, indietro non si torna, c'è solo distruzione e sofferenza.
A Lesbo c'è andato un Papa.
Con un carico di misericordia.
Che non costa niente ma vale tanto.
Espressione di un approccio religioso, etico, rivolto al mondo intero.
A un'umanità che pare aver perduto il senso della propria verità.
Ogni passo in avanti, diceva Luciano Anceschi, in un'intervista del '93 che ho ritrovato fra le mie carte, sembra portare con sè anche del male.
Abbiamo salutato la caduta del muro di Berlino come un " evento provvidenziale " ma il mondo nuovo sta deludendo le nostre speranze e l'Europa vi sta smarrendo il senso di sè.
Non ci sono più punti fermi, valori di riferimento per orientare le nostre decisioni.
Aspettiamo tutti una parola nuova.
Che però non viene.
Non dalla politica, che secondo Adam Smith, avrebbe il dovere di farsi costruttrice di sentimenti morali positivi.
Non dalla società.
Non da dentro ciascuno di noi.
C'è una generale perdita di responsabilità che riguarda tutti, organizzazioni e singoli, nelle grandi e nelle piccole cose.
Davanti a un dramma di questa portata non ci si può macerare nei sensi di colpa, che non è mai servito a niente, anche se questo sembra un rischio scongiurato.
Ma non possiamo nemmeno lasciarci sopraffare da un sentimento di impotenza, facendoci trascinare nel gorgo oscuro dell'assuefazione e dell'indifferenza.
Qualcosa di più , seppur difficile, é possibile fare.
Questo ci ha detto Francesco.
Che non ha proposto soluzioni politiche, pratiche.
Tocca ad altri trovarle.
A capi di Stato più coraggiosi e a popoli che li incoraggino.
La politica è stretta tra due esigenze: non può dire prendiamoli tutti, non può lasciarli morire.
Come fare?
L'Europa non sa, gli Stati non possono.
Se ognuno guarda al consenso interno non c'è soluzione.
Dall'Austria alla Scandinavia l'opinione pubblica di tutti i Paesi, fomentata ad arte, si é fatta convinta che tutti i profughi andranno lì.
Un fenomeno globale non può essere affrontato solo con strumenti nazionali.
Anche le cause che scatenano gli esodi, guerre, fame, che sono diversificate, intricatissime, alle quali bisognerebbe risalire per arginare il fenomeno, sono fuori dalla portata di una Nazione.
Gli scambi di accuse interne su questo punto sono puro esercizio politicante.
Non bisogna stancarsi di ripeterlo, oggi che il vecchio continente é percorso da fremiti autodistruttivi simili a quelli che ha conosciuto nella prima metà del novecento, l'Europa unita è la sola opportunità che abbiamo per affrontare assieme quest'ordine di problemi.
Si tratti del governo condiviso del processo secolare di migrazione, di ecologia come di economia, questa è la scala.
Dobbiamo farlo, per noi è per gli altri.
Che poi vuol dire due volte per noi.
Per il nostro benessere materiale.
E per rispondere alle sollecitazioni morali che turbano la coscienza di tutte le persone di buona volontà.

ECOLOGIA DELLA MENTE
Le reazioni post referendum, con toni che sembrano quelli fra le due Coree nel 1956, sono, se possibile, peggiori del gioco di specchi che l'ha preceduto.
Il commento più squallido, per ora, é del M5S: grazie ai 15 milioni di elettori che hanno detto sì alla democrazia.
Come se gli altri 33 milioni le avessero voltato le spalle.
Intanto Renzi e Emiliano cercano di appropriarsi di voti e non voti che non sono loro, nè di altri.
Quei si non sono tutti ambientalisti, che Brunetta sta all'ecologia come Salvini al cristianesimo.
Né sono tutti contro il governo, perché c'è , tra essi, un voto ecologista sincero, fuori dai giochi politicanti.
Mentre le astensioni non sono tutti consensi a Renzi.
Che invece ne perde sempre più disunendo quel che sarebbe bene tenere assieme.
Quel che é certo è che nessuno oggi può dire : in nome del popolo italiano.

Ultima ora: il " ciaone" dell'on Carbone (PD), sgradevolmente rivolto a chi é andato a votare, raggiunge il commento grillino in testa alla classifica.


Guido Tampieri

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