Riceviamo da Roberto Drei e pubblichiamo
“L’ incremento delle percentuali per il 2016 non è deciso dal Comune, ma dall’ Atersir, agenzia regionale, comparato con Hera e rapportato ad alcuni parametri previsti dalla legge, per cui nessuna volontà di Lugo di incrementare la tassa e lo stesso dicasi per il pregresso dei tre anni precedenti.”
La dichiarazione è del segretario del Pd di Lugo, Maurizio Montanari e si riferisce all’aumento delle tariffe della Tari per il 2016, discusse nel Consiglio Comunale, tenutosi a Lugo giovedì 28 aprile scorso.
Le nuove tariffe che aumentano l’utenza domestica del 2,2% e quella non domestica del 4,2%, sono state approvate con il solo voto favorevole del Pd, a fronte del voto contrario espresso da tutti i gruppi consiliari di minoranza presenti: per la Buona Politica, Lugo Popolare, M5S, Forza Italia.
La dichiarazione di Montanari compare in un articolo, pubblicato sul Corriere di Romagna di venerdì 6 maggio, dal titolo “Conoscere prima di criticare”.
Nell’articolo il segretario del Pd lughese afferma che il gruppo consiliare “per la Buona Politica” non sarebbe informato sui temi che tratta.
Prendiamo atto delle critiche di Montanari, ma ci permettiamo di dare alcune spiegazioni che Montanari si è ben guardato dall’illustrare ai cittadini lughesi che pagano la Tari.
“Le tariffe dei Comuni le approva l’Atersir”, afferma il segretario del Pd lughese”.
Vero. Ma che cos’è Atersir?
L’Atersir è l’Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi Idrici e Rifiuti, un organismo a totale partecipazione pubblica che sulla base della legge regionale n. 23 del 23 dicembre 2011 ha sostituito gli AATO, ovvero le Autorità di Ambito Territoriale Ottimale, previste dal decreto legislativo n. 152 del 2006 ed organizzate su scala provinciale.
Ma che c’entra tutto ciò con la Tari, direte voi?
C’entra eccome, anche se il segretario del Pd lughese non lo spiega ed allora provvediamo noi a colmare questa sua “svista”, in modo che i lughesi chiamati a pagare la Tari ne siano informati!
Atersir ha un Presidente (il Sindaco del Comune di Bologna) e svolge la sua attività attraverso due specifici organismi ai quali sono affidate le competenze e l’attività della Agenzia regionale: il Consiglio d’Ambito, formato da nove membri pubblici in rappresentanza dei nove territori provinciali della Regione ed i Consigli locali.
L’art. 11 dello Statuto recita: “Ogni Consiglio locale è costituito dai Comuni della Provincia e da quelli confinanti che siano stati inclusi nell’ambito territoriale ottimale, rappresentati dai Sindaci, nonché dalla Provincia…”
L’art. 12, lettera d) dello Statuto di Atersir, ci informa che il Consiglio locale provvede “alla definizione ed approvazione delle tariffe all’utenza, nel rispetto delle linee guida di cui all’art. 7, comma 5, lettera g) della L.R. n. 23 del 2011”.
E poiché nei diversi Consigli locali di Atersir, ovvero quelli a scala provinciale, siedono i sindaci dei Comuni delle provincie emiliano-romagnole insieme ai rappresentanti delle Unioni dei Comuni, delle Comunità Montane e della Provincia di riferimento, ecco spiegato chi decide le tariffe della Tari!
Di conseguenza sostenere che i Comuni non hanno alcuna responsabilità nella definizione delle tariffe dell’acqua e dei rifiuti, perché le decide Atersir, non corrisponde al vero in quanto i Comuni, con un loro rappresentante, fanno parte dei Consigli locali presenti in Atersir.
Se poi nelle riunioni del Consiglio locale di Atersir dove si definiscono i costi del servizio e le tariffe che saranno applicate nei Comuni della Provincia di Ravenna, i rappresentanti dei vari Comuni approvano le stesse, significa che ad esercitare il vero potere negoziale sulle proposte di aumento delle tariffe, è qualcun altro.
Ma questo noi lo sapevamo già.
Così accade che gli Enti locali, ovvero i Comuni, che secondo Montanari sono “vittime incolpevoli” delle decisioni di Atersir e non attori compartecipi a tutti gli effetti, si vengono a trovare in una palese e contraddittoria posizione, vestendo di fatto due giacche corrispondenti a due differenti ruoli.
Con la prima dovrebbero tutelare gli interessi delle comunità amministrate, negoziando le tariffe con il gestore (Hera) ma, come abbiamo visto, non ne hanno la forza; con la seconda giacca invece ed in quanto comuni che detengono una partecipazione azionaria al capitale di Hera, devono auspicare che Hera realizzi i maggiori utili possibili per beneficiare, pro quota, dei dividendi annuali che la multi utility realizza.
Sulla base di un aberrante modello di pseudo capitalismo all’italiana, dove sul gestore (Hera) non pesa neppure il rischio di impresa perché nella determinazione dei costi del servizio sui quali calcolare la tariffa, sono conteggiati anche i clienti morosi che, in tale modo, vanno a carico degli utenti che pagano la Tari.
Roberto Drei
Consigliere “per la Buona Politica”