I Bambini

Tratto da: “Gli occhi di Baracca”: Lugo nelle foto di Paolo Guerra dal ’46 al ’59
di Giacomo Casadio 

Quanti ne ha fotografati Guerra !!
I suoi negativi mostrano centinaia di volti di bambini appena nati, nella prima infanzia, all’asilo e a scuola oppure mentre giocano nel parco.
Insomma una piena rinascita generazionale dopo il conflitto, che ha visto la disgregazione di famiglie, la perdita di genitori e figli, la necessità di ricominciare tutto daccapo.

A dimostrazione di ciò questa foto è illustrativa del momento di passaggio dalla famiglia patriarcale a quella moderna.
L’intero nucleo familiare si offre al fotografo completo e perfino esuberante nel numero dei figli.

Un vero e proprio albero genealogico viene raffigurato qui da una famiglia campagnola abbarbicata su un fusto abbattuto, su cui mancano tutti i maschi, sicuramente al lavoro.

Questo bambino dall’aria triste si fa riprendere accanto al “gobbetto” della birreria Mainardi, comunemente nota come Marach.
La statua riproduceva un nanetto intento a sturare una bottiglia. Era tradizione farsi le foto accanto alla statua, sfregando la gobba come amuleto.


I negozi di giocattoli erano pochi e tra loro svettava quello di Vespignani in Via Garibaldi. L’interno era un mondo magico che ci faceva sognare, pur nella semplicità degli oggetti esposti e nella scarsa qualità delle proposte.
Fra trottole, tricicli e cavalli a dondolo spuntano anche automobiline di latta che oggi vengono vendute a prezzi elevati nei mercatini specializzati.

La scacchiera e le piccole fisarmoniche erano per superdotati.

Tuttavia l’entusiasmo per la lotta fra indiani e cowboys aveva il sopravvento, anche se la pistola puntata non avrebbe fatto paura a nessun bandito del West e nemmeno alla nonna nascosta dietro al mobiletto.

L’espressività innocente del bambino contrasta palesemente con l’armamento impugnato, che mette insieme la Colt di Tex Willer e la spada di Zorro.

L’asilo Capucci era dislocato nel chiostro della chiesa del Carmine.

Ospitava molti bambini che venivano educati e nutriti con grande calore e umanità, ma con rigore, dalle maestre incaricate.

A quei tempi si dividevano ancora le femmine dai maschi e la signorina Norma (direttrice) aveva due sezioni di maschi, mentre la signorina Brigida ne aveva due di femmine.

L’ora di pranzo era un momento importante per i bambini: imparavano a stare assieme agli altri, a condividere il cibo, a rispettare le piccole regole della convivenza.

Le foto trasmettono ancora adesso l’odore di minestrina e di cavolo. Molti di quei bambini sono ancora fra noi.

Giacomo Casadio

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