Tratto da: “Gli occhi di Baracca”: Lugo nelle foto di Paolo Guerra dal ’46 al ’59 di Giacomo Casadio
Nel 1951 non c’erano lavatrici nelle case, sarebbero apparse solo verso la fine del decennio e oltre.
Il lavaggio di vestiti e abiti da lavoro non era complicato ed era fatto nei tempi necessari. Il mastello di legno era fabbricato da abili falegnami con precisi criteri di costruzione, con tre sponde laterali rialzate e la sezione portasapone.
Bucato di famiglia, fra chiacchiere e grande fatica. Il mastello di destra è enorme e stracarico di panni.
La pulizia del “bianco di casa” veniva effettuata una volta al mese circa ed era soggetta a complicate operazioni svolte con grande cura e particolare esperienza. La fatica era grande e vi lavoravano tutte le donne di casa per un’intera giornata che doveva essere soleggiata. Poiché si viveva in famiglie allargate il cumulo della biancheria riempiva numerose ceste.
Si faceva una prima passata ai panni con spazzola, sapone a cubi e olio di gomito. La biancheria veniva posta in un mastello e la si ricopriva con un lenzuolo a protezione dalla cenere, posata sopra per il suo potere sbiancante e sgrassante.
A parte si faceva bollire un grande paiolo d’acqua che si versava sulla cenere fino a riempire il mastello. In quest’acqua il bucato vi rimaneva un giorno intero. Una volta tolto dalla cenere, il bucato doveva essere sbattuto con forza sopra é smulgadur, l’asse del bucato di legno che si vede in fondo alla fotografia. Questa era un’operazione importante per eliminare qualsiasi residuo che potesse danneggiare il tessuto o lasciare aloni.
Questa è una foto scattata in una casa di campagna, dove non esistevano fognature e tutto scolava verso i fossi di cui era pieno il territorio.
Ciò che colpisce in queste immagini è l’allegria che caratterizzava l’intera operazione, mista di chiacchiere e racconti (oggi si direbbe gossip) a cui assistevano grandi e piccoli, come il bambino che ascolta con attenzione il dialogo fra le donne. Alla fine delle operazioni il bucato andava risciacquato e poi ben strizzato: i capi tenuti alle estremità da due donne si facevano ruotare con forza e poi venivano distesi sul filo al sole.
In questo caso i panni non sembrano essere stesi nel posto più igienico del cortile.