Tratto da: “Gli occhi di Baracca”: Lugo nelle foto di Paolo Guerra dal ’46 al ’59 di Giacomo Casadio
Abbiamo scritto che la radio ebbe un ruolo fondamentale nella cultura popolare dei primi anni ’50, soprattutto per quel che riguardava la musica, fatta di concerti, opere liriche, ballabili e canzoni.
Nell’anno 1950 la classifica di vendite dischi fu la seguente: al primo posto La Raspa di Nilla Pizzi & Duo Fasano, seguita da Harry Lime’s theme di Anton Karas, tratto dal film IL TERZO UOMO. Le altre canzoni furono Quizas quizas quizas di Nilla Pizzi, Surriento d’ ‘e ‘nnammurate di Sergio Bruni, Angeli negri (Angelitos negros) di Luciano Tajoli e Rosso di sera di Claudio Villa.
Al cinema i titoli di maggior successo furono Cenerentola, Eva contro Eva, Viale del tramonto, Giungla d’asfalto, Stromboli, Le miniere di Re Salomone, Totò sceicco e Il padre della sposa.
Quando non c’erano trasmissioni interessanti io sceglievo un romanzo di Jules Verne e lo leggevo alla famiglia intera. Il mio preferito era “Viaggio al centro della terra”. Potete immaginare l’effetto di una scoperta del genere su un bambino avido di curiosità com’ero io !!
VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA del 1864 era un romanzo di avventure, ma anche di divulgazione scientifica o fantascientifica, pieno di considerazioni affascinanti ma poco consistenti, alla luce delle scoperte successive, tipico dell’ansia di ricerca di un passato scomparso che l’archeologia o l’antropologia cercavano di recuperare.
A volte scoppiavano litigi fra i bambini per futili motivi legati al gioco.
Resta famosa nella mia famiglia la lettera di protesta che io mandai al Corriere dei Piccoli nel 1954 lamentandomi dei comportamenti di mia sorella nei miei confronti.
I bambini di quegli anni leggevano giornaletti e fumetti che venivano pubblicati da numerose piccole case editrici con grande successo di vendite. Fra le tante c’era Il Piccolo Sceriffo, un personaggio del fumetto italiano creato da Tristano Torelli e Camillo Zuffi. Il Piccolo Sceriffo appartiene ad una schiera di eroi adolescenti molto diffusi negli anni cinquanta al fine di una loro identificazione con i potenziali giovani acquirenti.
Oltre ai classici personaggi di Disney, rappresentati da Topolino, in Italia apparvero numerose strisce di notevole qualità artistica e di grande avventurosa fantasia, come Tex Willer, Pecos Bill, Kinowa, Capitan Miki, Grande Blek, che si richiamavano al mondo pionieristico del Far West e dove si ripeteva lo schema della lotta dei “buoni” contro i “cattivi”.
Il Corriere dei Piccoli, nato nel 1908, era il capofila storico dei giornali per bambini. Ad esso si accompagnò una nuova rivista-contenitore, il cattolico Il Vittorioso, nato nel 1938 e orientato verso una clientela più adulta e più sensibile ai temi cari alla Chiesa. Non per nulla era distribuito nel giro delle parrocchie ed aveva una mission: rendere i giovani lettori LIETI, FORTI, LEALI e GENEROSI. Pur essendo caratterizzato da una rigorosa e ideologica impostazione risaltavano le stupende tavole di Jacovitti, piene di colore e dense di coraggiosa avventura.
Sembra incredibile ma nel 1951, l’Apostolato della Buona Stampa pubblicò un “Indicatore della stampa per ragazzi”, in cui vennero elencate le testate “raccomandabili”, “leggibili”, “leggibili con cautela” ed “escluse”.
In quest’ultimo gruppo, riservato alla “stampa moralmente nociva, che non è permesso leggere per nessuna ragione, perché costituisce un eccitamento alla delinquenza, alla corruzione e alla sensualità”, figuravano, fra altri 230 titoli, serie western come Pecos Bill, Il Piccolo Sceriffo e Tex.
Ottenni risposta dal direttore Giovanni Mosca che pubblicò anche un piccolo disegno di sua mano.
Anna Paola e’ prepotente e vuole tutto lei.
Mi manda una lettera Giacomo Casadio, di Lugo (Ravenna), via Mazzini 106: “Egregio Signor Mosca, io sono un bimbo di 8 anni ed ho una sorellina di 3 anni che si chiama Anna Paola. Lei vuole sempre tutto ed io non glielo voglio dare e certe volte la picchio, Dica Lei, signor Mosca, chi ha ragione, tanto più che il babbo e la mamma danno quasi sempre ragione a lei con la scusa che io sono più grande. La saluto e sto in attesa di una risposta”.
Che tu sia più grande, caro Giacomo, non è una scusa ma una realtà. Non che tu sia grandissimo, ma in confronto ai tre anni della tua sorellina, i tuoi otto sono molti e devi comprendere, perciò, che i bambini piccoli non ragionano, e tutto ciò che vedono vorrebbero avere, e se viene lor negato si meravigliano come di una grande ingiustizia. E tu, in più, picchi la tua sorellina, aggiungendo in essa, alla meraviglia, il dolore e lo spavento. I tuoi genitori non agiscono ingiustamente: quando ti consigliano di cedere è perché sanno che con te si può ragionare, mentre ogni rimprovero alla tua sorellina sarebbe inutile, perché non lo capirebbe.
In quei primi anni ’50 sia l’uso di punizioni corporali che la presunta inferiorità intellettuale delle bambine rispetto ai maschi erano date per scontate ed erano molto diffuse.
I ragazzi si sfidavano anche per gioco, ma non dovevano tornare a casa coi segni della lotta altrimenti rischiavano una dura punizione.
I maestri erano autorizzati ad usare maniere forti per punire gli svogliati e il ritorno a casa comportava pene anche più dure di quelle subite nella scuola.