La forza del lavoro

Tratto da: “Gli occhi di Baracca”: Lugo nelle foto di Paolo Guerra dal ’46 al ’59
di Giacomo Casadio

Il territorio lughese, di economia contadina e artigianale, non poteva non risorgere dopo la guerra disastrosa voluta da nazisti e fascisti.

Dappertutto si cercava manodopera che riportasse l’economia della Romagna a buoni livelli di produttività e modernità.

C’erano ancora numerose sacche di miseria e povertà ma le cose cominciavano a cambiare nei primi anni ’50.

 

Intanto il lavoro femminile cominciava a diventare molto importante nelle famiglie: non bastava più il reddito del solo marito che doveva essere integrato da quello della moglie, anche nelle attività manuali e faticose. Queste donne lavorano nella fornace alla produzione di mattoni che daranno incremento all’edilizia di ricostruzione e rinnovamento della città.

 

Anche il settore della distribuzione carburanti offriva lavoro alle donne. Queste due dipendenti lavoravano presso la pompa di benzina della ESSO di Barattoni, nell’attuale palazzo Liverani.

Nella parte cittadina del territorio c’era intensa attività artigianale e industriale mentre in quella agricola, nel cuore della campagna lughese, i tempi e i movimenti erano ancora lenti e tradizionali.

La manodopera contadina aveva subito gravi e seri danni dalla guerra avendo dato molte vite alla causa resistenziale e al catastrofico passaggio del fronte. La modernità era ancora lontana e non erano ancora i tempi del rinnovamento.

Una montagna di letame sparsa sui campi avrebbe consentito un raccolto proficuo. L’odore si distribuiva per kilometri e tutti sopportavano pazientemente l’effluvio del concime naturale. La vita in campagna si basava sul ritmo delle stagioni.

Il trattore sembra più un residuato bellico che un moderno mezzo di lavoro agricolo e forse lo è. Il territorio era pieno di residuati bellici lasciati dai tedeschi in fuga e dagli Alleati all’attacco. Chi si trovava in cortile un mezzo abbandonato poteva riutilizzarlo per qualche attività di supporto.

Altri invece si dedicavano alle tradizionali mansioni della vita contadina, come la “sfujareia” delle pannocchie del granturco, a cui veniva sfilato il fogliame secco.
 

Alle donne veniva riservata la mansione di cura dei bambini piccoli e quella della casa, compreso il delicato compito di “tirare il collo” ad un’anatra.

Oggigiorno pochi sarebbero in grado di farlo.

 

Giacomo Casadio

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