La presenza dei Cappuccini a Lugo risale al 1578. Subirono le alterne vicende di due soppressioni.

Dopo la seconda soppressione del 1866, i frati vi fecero ritorno e vi rimasero fino al 1974, anno in cui il convento fu donato al santuario della Madonna del Molino per la Casa della Carità. Il convento, in tempi diversi, fu sede degli studentati di Filosofia e Teologia e poi del seminario serafico, dove gli aspiranti, dagli 11 ai 16 anni circa, erano considerati e vivevano come “piccoli frati” (fratini) o religiosi in miniatura, non solo nella prassi educativa ma anche nell’aspetto esteriore (abito religioso, sandali, capelli rasati…)..
Nel 1950 si decise di ricostruire la Chiesa di San Giovanni Battista dei Cappuccini per i gravi danni subiti durante i bombardamenti alleati.
Dall’alto del tetto si poteva godere di una bellissima vista dell’intera città. Svetta il campanile della chiesa di San Giacomo (Brozzi), della villa del dott. Zucchini in costruzione e della scuola elementare Garibaldi. Più lontano si scorge la punta dell’ala del monumento a Baracca e il campanile della chiesa del Carmine, con a destra la poderosa mole della chiesa della Collegiata e in lontananza la torre dell’acquedotto.
I segni della politica scritti sui muri sono dappertutto, come abbiamo visto in numerosi luoghi con la falce e il martello o con l’edera o col sole nascente.
Anche qui non è stata risparmiata nemmeno la croce della chiesa dei Cappuccini, che si sta ormai completando. La croce era del 1882 e fu ristrutturata proprio nel 1950.
La collocazione in questa foto è su un muro laterale, mentre ora essa si trova davanti alla chiesa.
La tradizionale distribuzione del pane di Sant’Antonio era molto partecipata in città. I fedeli accorrevano per avere un po’ di pane benedetto nella speranza di ricevere qualche forma di protezione salvifica. Tale devozione deriva certamente dall’iniziativa del “pane dei poveri” che nel passato era molto viva e diffusa nelle chiese, in riconoscenza verso il Santo così prodigo di consigli, aiuto e grazie.
La chiesa fu completata qualche anno dopo e questo è l’edificio nuovo. Purtroppo il numero dei frati sarebbe diminuito fino ad azzerarsi alla fine del secolo.
Giacomo Casadio