Tratto da: “Gli occhi di Baracca”: Lugo nelle foto di Paolo Guerra dal ’46 al ’59 di Giacomo Casadio
Lugo e le sue frazioni erano piene di lavoratori che operavano in numerosi settori utilizzando la semplicità della forza manuale, essendo molto lontani i tempi in cui si sarebbero adoperate le tecnologie elettroniche. La manodopera era abbondantemente costituita da operai di medio-basso livello che costituivano la parte principale del mondo del lavoro italiano.
Si imparava un mestiere praticandolo fin da bambini e le occasioni erano svariate, consentendo la creazione di numerosi posti di lavoro. Purtroppo i livelli di retribuzione erano piuttosto bassi e ciò portò a forme di protesta, scioperi e manifestazioni sindacali in tutto il paese, che attraversarono il lungo periodo post-bellico fino alla fase di diffuso benessere degli anni ’60, quelli del boom economico.
“E’ gargì”, il garzone di bottega, che imparava ad alzarsi presto, a faticare e a guadagnare poco. Le magre entrate servivano per le caramelle, un gelato, magari un cinema o forse qualche sigaretta, acquistata in tabaccheria una alla volta di nascosto ai genitori. Per spendere poco c’erano le Nazionali, ma quando si poteva le Giubek erano un colpo di vita. C’era lavoro per tutti, a cominciare dai bambini, molti dei quali purtroppo andavano a scuola solo per alcuni anni, per imparare a leggere e scrivere.
I moderni sanitari cominciavano ad entrare nelle case ma il percorso sarebbe stato ancora lungo. Poche famiglie li avevano e i bisogni si spendevano nel cortile, in gabinetti privi di igiene e comodità.
Tutti noi bambini di allora ricordiamo con un sorriso il freddo pungente d’inverno e l’immancabile carta da giornale appesa ad un gancio.

Per la ferratura dei cavalli esistono due metodi, quella a freddo e quella a caldo. La ferratura a caldo prevede la posa, indolore, del ferro arroventato sul plantare equino precedentemente preparato a tale scopo. La ferratura a freddo prevede anch’essa il pareggio dell’unghia, ma senza l’aiuto che può dare il calore nell’evidenziare le sporgenze.
La pasticceria Carioli con i cornetti alla crema appena sfornati, che facevano venire l’acquolina in bocca solo a guardarli.
Notate il numero di telefono 1-31. Fino al 1950 la diffusione del telefono era molto limitata. Era considerato normale, per otto decimi della popolazione, usare il telefono solo occasionalmente, da un “posto pubblico”, o da una cabina, o dal luogo di lavoro (se e quando era consentito). Anche dieci o venti anni dopo la maggior parte delle famiglie italiane non aveva il telefono in casa.
Nel 1925 c’erano 130.000 telefoni in Italia. Arrivarono a 500.000 nel 1940, a un milione nel 1951.
Il forno Pignatta continuava a produrre ruzzolini, crocette, pagnotte, filoni, spadine e rosette di qualità eccezionale che le famiglie compravano a kili per il pasto quotidiano. Noi bambini avevamo spesso la rosetta con la mortadella nelle nostre cartelle di scuola.
Le sartine! Imparare un mestiere negli anni del dopoguerra era importante per integrare il reddito familiare. Alla donna erano affidate le attività domestiche, numerose e faticose, come cucinare, lavare, stirare, badare ai bambini, curare gli anziani e anche cucire i vestiti di mariti e figli.
In alcuni casi bastava attaccare bottoni o accorciare pantaloni e gonne, ma in altri le madri sapevano anche tagliare vestiti e cucire capi di vestiario.