Tratto da: “Gli occhi di Baracca”: Lugo nelle foto di Paolo Guerra dal ’46 al ’59 di Giacomo Casadio
Il bisogno di energia in una città in crescita continua fu un serio problema.
Il nostro paese era stato duramente colpito dalla guerra nelle infrastrutture, nelle linee elettriche, nelle comunicazioni stradali, in tutto ciò che si elevava da terra per evitare l’osservazione lontana.Dopo la seconda guerra mondiale apparve chiaro che la risorsa idroelettrica non poteva più tenere il passo con le richieste dell’industrializzazione e quindi l’Italia dovette sempre più (anche a causa del basso costo del petrolio in quel periodo) affidarsi a nuove centrali termoelettriche.Anche a Lugo si affrontò il problema di portare elettricità dove non c’era e gli operai delle aziende elettriche private compivano veri e propri numeri da circo per svolgere il lavoro.


Nel 1950 l’amministrazione decise di collocare i primi due semafori all’inizio e alla fine di Corso Mazzini.Erano i due punti nevralgici dove avvenivano spesso incidenti (specialmente l’incrocio sul Circondario) e dove il centro aveva il suo snodo più importante.
La sicurezza degli operai era ovviamente l’ultima cosa a cui pensare. Se i cavi reggevano tutto andava bene, se invece qualcosa si spezzava nessuno poteva salvare il malcapitato elettricista.
Questa allegra compagnia di operai si arrampica pericolosamente su un palo della luce all’incrocio Ovest verso Ravenna, accanto all’Ospedale.
L’enorme cabina elettrica che appare dietro di loro ancora esiste all’angolo della strada.
Anche Guerra era attratto dai cavi della luce e alcune volte il suo obiettivo si è rivolto verso i fili che segnavano il cielo, come fece la grande fotografa Tina Modotti in Messico trent’anni prima.
Giacomo Casadio