Francia – Croazia, nazionale global contro squadra etnica?

La Croazia era arrivata dagli spareggi
di Tiziano Conti



La finale della XXI Coppa del Mondo, disputata domenica a Mosca non metteva di fronte una nazionale global come la Francia e una etnica, come la Croazia. Ma casomai il contrario.

In Italia Paolo Bargiggia, peraltro commentatore sportivo sempre molto aggiornato e incisivo, aveva scritto alla vigilia: “Una nazionale completamente autoctona, un popolo di 4 milioni di abitanti, identitario, fiero e sovranista: la Croazia, contro un melting pop di razze e religioni, dove il concetto di nazione e Patria é piuttosto relativo: la Francia.”

Salvini, come sempre – da esperto comunicatore – molto diretto e di poche parole: “Domenica volerò a Mosca a gufare la Francia di Macron e sperem (speriamo, per chi non fosse di Bergamo)”.

Poi, non è andata come i nostri sovranisti speravano: e anche la partita non era global contro etnici.

È vero, infatti, che quasi tutti i francesi, come tutti i croati, giocano fuori dal loro campionato, ma i francesi, anche i neri, con poche eccezioni, sono nati e cresciuti in Francia. E mentre esiste un calcio di scuola francese, non esiste – almeno non ancora – una scuola croata.

Certo, entrambi sono dediti a subire influenze, ma sono più i croati abituati a portarsi qualcosa da fuori. Intanto perché il loro campionato non è competitivo e fin dalla giovane età, per affermarsi, bisogna emigrare. Poi, perché il girare in lungo e in largo l’Europa e il mondo è nella natura di gente che sente stretti i propri confini.

Dei calciatori francesi – almeno di quelli che sono arrivati a questa finale – diciamo che sono tecnici e fisici. Dei croati che sono talentuosi e irregolari. In realtà proprio la conquista della finale dimostra quanto ormai essi siano globalizzati proprio dal punto di vista cultural-calcistico.

La Croazia, dunque, se da una parte è terra vergine e fertile per la nascita dei campioni, non lo è altrettanto per la loro educazione calcistica. La raffinazione del talento va fatta altrove e fin dalla giovane età.

C’è, infine, un altro motivo, per nulla secondario, che muove i calciatori balcanici verso il resto d’Europa. Ed è la forza del denaro, ovvero degli ingaggi, che in patria non si possono neanche lontanamente avvicinare a quelli di Inghilterra, Spagna, Germania, Italia. Ma anche di Francia, Svizzera o Belgio.

La Francia non è così. Prima di tutto il meticciato è diffuso e l’integrazione riuscita. Chi nasce lì, calcisticamente lì cresce: due dei calciatori in campo con la Francia (Pogba e Umtiti) nel 2013 hanno vinto il Campionato mondiale Under 20.

Infine una nota per noi italiani: i protagonisti della finale sono stati diversi giocatori che frequentano i nostri campi da calcio; per me, juventino tranquillo, vedere la grinta di Mandzukic, il gol di Pogba, la classe di Matuidi, un po’ ha fatto sentire come nostro questo mondiale.

In fondo la Croazia è passata dagli spareggi come la nostra Italia, solo che loro hanno battuto la Grecia e noi abbiamo sbattuto contro la Svezia!

Tiziano Conti

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