I consigli comunali sono esclusi
di Gianfranco Sapdoni

La funzione d’indirizzo della Conferenza socio sanitaria territoriale formata dai sindaci, continua a essere esercitata escludendo, di fatto, gli enti locali dal benché minimo confronto dialettico con i consigli comunali.
Specie su temi di particolare rilievo in materia di strategie e d’investimenti non è accettabile una continua mortificazione delle sedi naturali di rappresentanza dei cittadini unici luoghi deputati a esprimere la linea da proporre alla stessa Conferenza sanitaria.
In altre parole, la politica deve riappropriarsi delle sue funzioni e la Conferenza socio sanitaria territoriale è chiamata a cambiare passo per essere davvero la sede naturale di confronto e di condivisione delle politiche sociali e sanitarie dell’intero territorio di Area vasta.
Invece si continua a ragionare come se le varie città che formano l’azienda sanitaria fossero tante realtà svincolate e incomunicabili tra loro, le quali finiscono per tradurre la loro azione nella difesa ostinata dei singoli ‘campanili’.
Valga come esempio il progetto di realizzazione del nuovo ospedale di Cesena già classificato come ospedale della Romagna sulle cui scelte e linee progettuali avrebbero dovuto esprimersi tutte le realtà e non solo quelle circoscritte al comune cesenate.
Il progetto, peraltro, prefigura già un nosocomio all’avanguardia con investimenti superiori ai 200 milioni, scelta indubbiamente necessaria, ma che non può sostituirsi né tantomeno indebolire gli altri ospedali non solo dei centri capoluogo come Ravenna, Rimini e Forlì, ma anche realtà minori ma importanti, come, ad esempio, Faenza, Lugo, Riccione, Cesenatico, Cervia e altri.
Ma sempre sulla questione del metodo appare quantomeno discutibile l’approccio del presidente della Conferenza Paolo Lucchi sulla cardiologia e sul ruolo del gruppo di Villa Maria Cecilia Hospital.
Non è in discussione il merito della nuova idea progettuale con la quale si consolidano i rapporti in un’ottica di reale integrazione fra pubblico e privato in grado di valorizzare la rete cardiologica della Romagna, ma piuttosto l’aspetto metodologico adottato che – come si diceva – tende sempre a escludere i consigli comunali e provinciali.
Sul tema della cardiologia, tra l’altro, è nostra convinzione occorra implementare i punti di eccellenza, senza depotenziare nessuna delle unità operative cardiologiche attive negli ospedali pubblici presenti sul territorio.
E in questo senso il percorso verso il raggiungimento dello status di Istituto di ricerca e cura “Irst” per Villa Maria, va perseguito salvaguardando le singole esperienze locali che potrebbero correre il rischio del graduale depauperamento.
Non esiste, dunque, nessun pregiudizio sull’investimento di Cesena né tantomeno sulla proposta riguardante Villa Maria.
Il tema resta quello della partecipazione e del confronto poiché le linee strategiche promosse dalla Conferenza sanitaria e dalla dirigenza Usl richiedono di mantenere un più saldo radicamento con i territori e il loro coinvolgimento diretto per concorrere e definire i principali progetti in materia di sanità.
Gianfranco Spadoni
Consigliere “Civici” Provincia Ravenna