Soddisfazione per la nostra uva

Perchè non lanciarla come uva da tavola?



L’ennesimo grande successo, “interno” però, con visitatori solo romandioli, della festa di ieri a Cotignola, propone…

Sono ormai diversi anni che i nostri agricoltori si lamentano della reddittività delle nostre pesche, “storicamente” il fiore all’occhiello della nostra agricoltura: “Venite a raccoglierle voi, ci costa per più farlo noi di quanto non prendiamo a venderle, del prezzo che ce le pagano”. 


Figuriamoci poi se ci mettiamo anche tutti gli atri costi, compresi quelli per avvelenarle sempre di più.

Per fortuna che poi c’è l’uva a rimettere un pochino a posto le cose, per quanto possibile.

Una vendemmia abbondante quella di quest’anno, abbinata, caso raro, anche ad un’ottima qualità, anche se a gradazione un pò bassa, ma ad un prezzo comunque buono.

Il misero trebbiano nell’elite dell’altissima viticultura italiana?

I tempi cambiano in fretta e anche le condizioni del mercato internazionale, compresi quelli dell’agricoltura, il più lento.

E se lanciassimo la nostra uva anche sul mercato dell’uva da tavola?

Solo noi sappiamo quanto sia buona, all'”estero” non lo sanno, non la conoscono come uva da tavola.  

Ha un costo quasi dimezzato rispetto a quello che si paga per comprare uva da tavola, è solo più piccola, ma più buona!

Farne nascere un mercato estero, intendendo con questo termine come facciamo sempre noi oltre ai confini della Romagna Estense, potrebbe essere un nuovo business!? 

“Sfondare” un questo mercato della frutta da tavola significherebbe produrne di più, tanto reddito in più nella Romagna Estense, piantarne di più al posto di altri frutti.


Ma partendo già da casa nostra, dai menù dei nostri ristoranti, ad esempio, ad un euro e cinquanta (??) vicino all’ananas e alla macedonia a 4 euro, ma anche inserendo il trebbiano nella stessa macedonia….

Poi serve una Fiera specialistica per farlo, che ne lanci il marchio, a proposito di Fiera campionaria…

A scuola di economia ci hanno insegnato che sono da evitare le monoculture per i suoi rischi intrinsechi.

Ma a scuola ci siamo andati tanti anni fa, oggi l’economia vuole le specificità, ed il trebbiano, che costa poco lo è, oggi serve anche tanto coraggio, certo anche rischiando per percorrere nuove strade…

Arrigo Antonellini  

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