Di Tiziano Conti

Quando eravamo bambini ci capitava spesso di sentire i nostri genitori, la maestra, il prete, i professori una volta che diventammo più grandi, in una parola le persone con più esperienza di noi che ci ricordavano di prestare attenzione a determinati comportamenti, che si sarebbero potuti ritorcere contro di noi.
E non mi riferisco solo a stare attenti a non diventare ciechi…
L’impegno, lo studio, l’attenzione ai bisogni di chi ci stava vicino a volte ci sembravano “prediche” noiose.
Poi, crescendo, ci siamo accorti che la vita presenta sempre il conto e che – a volte – si sarebbe dimostrato molto salato.
Essere stati virtuosi nel poco ci avrebbe poi aiutato nelle scelte più importanti della nostra vita.
L’esempio mi viene facile osservando, ormai da spettatore senza soverchie velleità, cosa succede alla nostra Italia.
Lo sappiamo tutti, siamo uno dei paesi più indebitati al mondo, in rapporto al Prodotto Interno Lordo. Il livello raggiunto dall’Italia, il 133,02% alla fine del 2017 è assolutamente anomalo. Nel senso che è vero che tutti i Paesi del mondo sono indebitati, ma pochissimi superano il 90% del debito in rapporto al Pil: noi ci piazziamo tra il Libano, che ha un debito del 152,9%, e Capo Verde, che ha un rapporto del 128,75%. Perfino l’Eritrea ha meno debito pubblico di noi, 127,42%.
Il debito pubblico è acquistato dagli investitori internazionali, ma anche dalle famiglie italiane.
Il sistema finanziario internazionale, come quello della banca locale dei nostri paesi è basato sulla fiducia: se chi – famiglia o impresa – ha ricevuto un finanziamento (come è il debito pubblico dello Stato italiano) non si dimostra in grado di potervi far fronte, pone inizio a conseguenze che possono diventare catastrofiche, arrivando fino alla bancarotta e al pignoramento dei propri beni.
In questi giorni una serie di istituzioni ha richiamato sulla insostenibilità delle proposte formulate dal governo italiano nel medio periodo.
Banca d’Italia, Ufficio parlamentare di Bilancio, l’Istat e la Corte dei Conti, per restare in Italia, ma anche la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale e l’OCSE.
Se tutti ti dicono che andrai a sbattere…
Tiziano Conti