L’ascolto suscita attese quando chi si presenta lo fa per la prima volta

Una ricandidatura presa da pochi dirigenti e non condivisa da tutto il Pd lughese 



La campagna elettorale di ascolto, lanciata dal sindaco Davide Ranalli in vista delle elezioni comunali del maggio 2018, si inserisce nella strategia adottata per cercare di recuperare gli elettori del Pd che il 4 marzo scorso, in occasione delle elezioni nazionali, hanno votato per altre formazioni politiche.

Se andiamo ad analizzare i dati scopriamo che non si tratta di numeri di poco conto.

Alle politiche del 2013 (voto per la Camera dei deputati) il Pd prese, a Lugo, 8.560 voti poi passati a 8.125 nel primo turno delle comunali del 2014, per scendere a 5.929 nelle politiche del 2018 (voto per la Camera dei deputati).

Dal 2013 al 2018 il Pd ha perso, a Lugo, 2631 voti, il 30,7% del pacchetto dei voti di cui disponeva nel 2013!

Conseguenza inevitabile ed imputabile alle liti intestine che da tempo si svolgono all’interno del Pd nazionale, ma va anche messo in conto che forse, in presenza di un sindaco Pd un po’ più amato dai lughesi, l’emorragia di voti, registrata a Lugo in casa Pd, avrebbe potuto essere più contenuta.

In vista delle comunali del 2019 si cerca di correre ai ripari e di fronte al rischio concreto di essere mandati a casa, di perdere il Comune, si procede a serrare le fila, inserendo un elemento di novità: quello di un sindaco che alla vigilia delle elezioni si scopre tollerante, disponibile al confronto ed al dialogo con i cittadini. Nasce così la campagna di ascolto dei lughesi,.

Quell’ascolto che, poco più di qualche settimana fa, il primo cittadino aveva respinto intervenendo sulla poco amata rassegna del festival della musica barocca, quando in conferenza stampa Ranalli dichiarò che Purtimiro sarebbe andato avanti anche di fronte al sorgere di comitati di lughesi critici nei confronti della rassegna.

Quanto è credibile la campagna di ascolto, quanto riuscirà a fare breccia nel cuore dell’elettorato lughese?

Questi sono gli interrogativi sul tappeto.

Va precisato, inoltre come le campagne di ascolto suscitino maggiori attese nell’elettorato quando chi si presenta lo fa per la prima volta e dunque deve ancora essere messo alla prova.

Nel caso del sindaco Ranalli, siamo invece in presenza di una ricandidatura peraltro frutto di una decisione presa da pochi dirigenti del Pd locale, avallata dai vertici provinciali del Pd.

Una decisione, va detto, non condivisa da tutto il Pd lughese e le dimissioni di Sabrina Mondini dalla carica di segretaria comunale del Pd, ne sono state la più evidente dimostrazione.

Una ricandidatura, quella di Ranalli, che si porta dietro cinque anni di attività amministrativa segnati, a giudizio di molti lughesi, più da ombre che da luci e che, a dispetto dell’hasthtag accattivante utilizzato dal primo cittadino, ci ha fatto conoscere un sindaco non disponibile al confronto, né al dialogo con le opposizioni, al punto che l’hasthtag appropriato da utilizzare dovrebbe essere “io e non voi”.

I lughesi dovranno nuovamente credere alle promesse di Ranalli, un sindaco che in cinque anni di gestione del Comune non è riuscito ad intervenire in modo efficace sulle criticità del nostro territorio, o riterranno che sia giunto il momento, dopo 73 anni, di cambiare la guida politica della amministrazione?

Se si voleva governare per il bene della città e dei lughesi, il tempo a disposizione c’era, ma non è stato impiegato bene. 


Roberto Drei

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