Riprende la fuga di capitali italiani all’estero
di Giovanni D’Agata
La Svizzera è stata da sempre ritenuta un “porto” sicuro per coloro che volessero custodire capitali o beni di valore anche dall’estero.
Lo sanno gli italiani che non hanno mai smesso di spostare liquidità o quanto ritenessero prezioso al di là della Alpi. Ciò specialmente in tempi di crisi o d’incertezza.
La Svizzera è stata da sempre ritenuta un “porto” sicuro per coloro che volessero custodire capitali o beni di valore anche dall’estero.
Lo sanno gli italiani che non hanno mai smesso di spostare liquidità o quanto ritenessero prezioso al di là della Alpi. Ciò specialmente in tempi di crisi o d’incertezza.
Gli scudi fiscali e la fine del segreto bancario avevano notevolmente ridotto questo flusso di “frontalieri” del deposito bancario. Almeno fino solo a poco fa.
Perché, da quanto è riportato dalla stampa del Canton Ticino, la storia sembra che stia iniziando a ripetersi. E non sarebbero pochi gli italiani tornati a bussare alle porte delle filiali delle banche luganesi.
Anche se cambiano i motivi che spingono i nostri concittadini a spostarsi: mentre prima lo si faceva per nascondere al fisco il denaro o si occultavano capitali di provenienza illecita, oggi la ragione principale sarebbe dovuta al tentativo di salvare i propri risparmi.
Lo spread in salita ed il conseguente vento d’incertezza che molti analisti soffiano sull’opinione pubblica, costituirebbero lo spettro che aleggia minaccioso sulla solidità dei risparmi degli italiani che, spaventati per le possibili ripercussioni a medio e lungo termine, preferiscono traslocare i propri risparmi in luoghi più sicuri.
E dove se non in Svizzera, Paese da sempre riconosciuto per la solidità bancaria? D’altra parte, come spiega Marco Silvani l’amministratore dell’Istituto finanziario luganese Lemanik: «Il menù degli strumenti offerti dai gestori svizzeri è più aperto verso l’esterno e meno concentrato sui prodotti “captive” rispetto a quelli italiani».
La gestione delle attività finanziare, inoltre, in Svizzera avviene in maniera più veloce rispetto all’Italia. Da qui la crescente richiesta di informazioni per l’apertura di conti: «Richiedono lumi sui costi e sulle opzioni di investimento disponibili, sugli asset, ma nessuno lo fa domandando di aprire conti riservati.
Probabilmente perché già sa che riceverebbe un diniego», affermano dalla Banca del Sempione. Più scettico Marco Boldrin, amministratore delegato di Copernicus, società nata dal ricompattamento di gestori e operatori già Bsi, che a IlSole24Ore dichiara di non aver avvertito un afflusso di capitali particolare dall’Italia. «Quello che possiamo registrare semmai è un maggiore interesse e la tendenza a informarsi di più. Ma di file agli sportelli ancora non ne vediamo».
Di diverso parere Alessandro Falconi, fondatore di Af Consulting: «La tendenza è oramai assodata e le domande di espatrio sono sempre di più». Chi sta pensando di aprire un conto in franchi, invece, viene indirizzato diversamente, come suggerisce un consulente di PostFinance: «Per i non residenti non conviene. Si può versare il denaro, ma non si può operare online».
In ogni caso, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, già il fatto che molti si stiano informando, non può che destare preoccupazione, perché il deflusso di capitali verso l’estero è sempre indice di scarsa credibilità per l’intero Paese ed in qualche modo vanno prese urgenti misure per evitare che diventi un fenomeno di massa.
Giovanni D’AGATA