
I Repubblicani hanno quindi 53 seggi al Senato, due in più di quelli controllati prima delle elezioni. Ma considerando il voto popolare, emerge un quadro diverso: al Senato – dove si votava solo in alcuni stati, prevalentemente Repubblicani – i Democratici hanno ottenuto circa 49,5 milioni di voti, contro i 34 milioni dei Repubblicani: il 59 contro il 41 per cento. La discrepanza tra i voti e i seggi ottenuti, ovviamente, è legata alla struttura stessa dell’impianto statale americano, che assegna lo stesso numero di senatori alla California, che ha 40 milioni di persone, e al Montana, che ne ha un milione.
Alla Camera, dove c’è più coincidenza tra il voto popolare e i seggi ottenuti, i Democratici sono vicini a guadagnare 40 seggi: sarebbe per i Democratici il più ampio margine dal 1974, quando stravinsero per via dello scandalo Watergate. Secondo gli ultimi dati, i Democratici hanno ottenuto circa 60 milioni di voti alla Camera, contro i 50,6 dei Repubblicani: sono oltre 9 milioni di voti in più, il margine più alto dal 1974.
A separare i due partiti alla Camera sono stati 8,2 punti percentuali, un margine davvero ampio. Come ha scritto su CNN l’analista politico Chris Cillizza: “In qualche angolo di internet c’è ancora qualcuno che sostiene che le elezioni del 2018 non siano state una “onda Democratica”. Citano il fatto che i Repubblicani hanno guadagnato due seggi al Senato, e paragoni storici che suggeriscono che la sconfitta alla Camera non sia stata così drammatica. Il punto è che i fatti sono fatti. E tutti i fatti indicano che le elezioni del 2018 non siano state solo una “onda Democratica”, ma un’onda gigante”.
Trump la sera del martedì elettorale, alla vista dei risultati scrisse su Twitter: “Grande successo. Grazie a tutti”. Ma si sa che Trump non ami molto i giornalisti della CNN, come del resto succede per i giornalisti italiani da parte di importanti esponenti pubblici.
I dati elettorali pubblicati sono stati ripresi dai siti de Il Post e di Wikipedia USA.

Tiziano Conti