Agricoltura. Rapporto agroalimentare

Riceviamo dal dott. Giuseppe Sangiorgi e pubblichiamo


I dati del Rapporto presentato in Regione confermano il buono stato di salute del comparto.

Per prima volta le produzioni zootecniche superano per valore quelle vegetali. Parma la provincia che esporta di più. Boom del biologico: +13% le aziende, le superfici hanno superato quota 155 mila ettari. A fine 2018 già messe a bando dal Piano di sviluppo rurale risorse per più di un miliardo di euro.

L’agroalimentare dell’Emilia-Romagna consolida la propria posizione, sfiorando nel 2018 quota 4,7 miliardi di euro (+0,4%) di valore della produzione agricola (Plv). E questo dopo aver raggiunto nel triennio 2015-2017 numeri da primato.

Si conferma, inoltre, il trend di crescita anche per l’industria alimentare (+0,5% il fatturato aggregato).

Bene anche l’export delle eccellenze regionali, dal Parmigiano Reggiano ai vini di qualità, che migliora la già brillante performance del 2017, totalizzando quasi 6,5 miliardi di euro di vendite oltreconfine (+3,5%). In lieve calo il ricorso al credito agrario, che sfiora complessivamente i 5,5 miliardi di euro (-0,8%). Al tempo stesso, però, si riduce la quota di quello in sofferenza, pari al 5,9% del totale.

Assestata sulle 70mila unità l’occupazione nei campi e aumenta la presenza delle donne tra i lavoratori autonomi.

È un consuntivo a tinte rosee quello che emerge dal Rapporto 2018 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, frutto per il 26^ anno consecutivo della collaborazione tra Regione Emilia-Romagna e Unioncamere regionale. Lo studio, che rappresenta la più completa e aggiornata fotografia del settore, è stato presentato questa mattina a Bologna nel corso di un convegno che si è svolto in Regione e al quale hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore regionale all’Agricoltura e il presidente di Unioncamere ER.

“L’agricoltura dell’Emilia-Romagna cresce ancora grazie alla multifunzionalità e raggiunge i sette miliardi di euro- spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli-. I fattori di successo, accanto agli agriturismi, le fattorie didattiche, le energie alternative e le altre attività di servizio che portano ulteriore reddito dentro le imprese e che sono evidenziati all’interno del Rapporto 2018, sono ovviamente la crescita dell’export e le risorse regionali immesse per sostenere e promuovere le aziende. Il 90% del Piano di sviluppo rurale già impegnato è un asset che lavora molto anche rispetto al contrasto al cambiamento climatico, una delle minacce, accanto al sovranismo, che dobbiamo fronteggiare se vogliamo continuare a far crescere ancora l’agroalimentare nella nostra regione”.

“L’edizione del Rapporto presentata oggi- sottolinea il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi- conferma il valore di una collaborazione tra Regione e Sistema Camerale che si si è rafforzata nel tempo attraverso una serie di attività integrate con il fine di promuovere le potenzialità dell’intera filiera. Va in questa direzione il recente rinnovo del Protocollo per la promozione dei prodotti agroalimentari tipici e di qualità e dell’offerta turistica identificato con il progetto Deliziando, modello per lo sviluppo di un settore agroalimentare sostenibile, competitivo sul piano internazionale, in cui la qualità è la carta vincente”.

L’andamento del valore della produzione agricola: +5,8% per la zootecnia, in ripresa pesche (+35,7%) e nettarine (+25,4%) e vino (+35%)

Dopo la corsa degli ultimi anni, nel 2018 il valore della produzione agricola, Plv, di campi ed allevamenti ha rallentato il ritmo di crescita. Nonostante la flessione delle quantità prodotte (-1,6%), il bilancio dell’annata – secondo le stime elaborate dalla Direzione generale dell’assessorato regionale – si chiude comunque in positivo, con un valore della produzione di poco inferiore ai 4,7 miliardi di euro.

Esaminando l’andamento dei principali settori produttivi, il vero motore propulsivo dell’economia agricola regionale sì è confermata ancora una volta la zootecnia(quasi 2,4 miliardi di euro, +5,8%), che ha superato per la prima volta in valore assoluto l’insieme delle produzioni vegetali (circa 2,3 miliardi, -4,7%).

Tra le produzioni zootecniche in particolare si consolida anno dopo anno la crescita del comparto latte, con prezzi in aumento di circa il 10%, trascinati al rialzo dal buon andamento di mercato del Parmigiano Reggiano. Arretrano, invece, le produzioni vegetali, penalizzate dal calo della Plv di grano duro (-15% circa) ebarbabietola (-35%). Così come la frutta invernale – mele (-22,4%), pere (-14,3%) e kiwi (-37,7%) – in ripresa pesche (+35,7%) e nettarine (+25,4%). Ottima lavendemmia come qualità e quantità di vino e mosti prodotti (+35%).

Prosegue la corsa dell’export: +3,6%. Nei Paesi Ue l’81,3% dei prodotti regionali

Nel 2018 è proseguito il trend favorevole dell’export agroalimentare, per un controvalore di quasi 6,5 miliardi di euro (+3,6%), pari al 10,2% del totale delle vendite all’estero delle imprese emiliano-romagnole. Cresce pure l’import, che arriva a toccare quota 6,55 miliardi di euro (+4,1%), con la bilancia commerciale che finisce in sostanziale pareggio.

Tra le specialità “made in Emilia-Romagna” che tirano di più sui mercati esteri spiccano in ordine di importanza le carni lavorate e trasformate (circa 1.260 milioni di euro), i prodotti lattiero-caseari (803 milioni), quelli da forno e i farinacei (622,5), frutta e ortaggi lavorati (576 milioni) e frutta fresca (510 milioni di euro).

La Germania si conferma il principale mercato di esportazione per le nostre eccellenze agroalimentari, con una quota del 18,45%, seguita da Francia (14,11%),Regno Unito (7,43%) e Usa (7,06%). Nell’insieme i 28 Paesi aderenti all’Unione europea hanno assorbito nel 2018 l’81,3% dell’export regionale.

La provincia dell’Emilia-Romagna che svetta su tutte le altre per vocazione all’export è sempre Parma, per un controvalore di 1,58 miliardi di euro, seguita daModena (quasi 1,4 miliardi), Ravenna (720 milioni), Reggio Emilia (625 milioni), Bologna (circa 600), Forlì-Cesena (oltre 560), Piacenza (circa 420), Ferrara (oltre 390) e Rimini oltre 220 milioni).

Biologico e agriturismo i settori emergenti. Oltre 890 milioni di contributi dal Piano di sviluppo rurale

Tra i settori emergenti, nel 2018 è proseguita la corsa dell’agricoltura biologica, con nuove adesioni che a fine anno hanno visto salire il numero complessivo di aziende a quasi 6.300 (+13% sul 2017). Meglio ancora le superfici, che hanno superato quota 155 mila ettari, pari a circa il 15% della Sau regionale. In aumento anche le produzioni “integrate”, che hanno ricevuto una forte spinta da un bando del Programma regionale di sviluppo rurale che ha coinvolto un’estensione di oltre 110 mila ettari.

Si consolida anche l’agriturismo, che in Emilia-Romagna annovera oltre 1.150 aziende, con una forte incidenza della componente imprenditoriale femminile (oltre il 40%), e che l’anno scorso ha registrato un forte aumento di presenze turistiche (quasi 155 mila), di cui un quarto stranieri.

A sette anni dal devastante sisma del 2012 per quanto riguarda l’agricoltura sulla piattaforma Sfinge (attività produttive) sono stati finanziati oltre 1.300 progetti di ricostruzione, con più di 625 milioni concessi e circa 450 milioni liquidati. Le pratiche liquidate sulla piattaforma Mude (abitazioni e edifici) sono state invece più di2.200, per un totale di oltre 500 milioni di finanziamenti concessi.

Infine, facendo il punto sullo stato di attuazione del Psr, a fine 2018 il valore complessivo delle risorse messe a bando aveva superato il miliardo di euro, con più di890 milioni di contributi concessi; cifre che corrispondono rispettivamente al 90% e al 75% della dotazione finanziaria dell’intero Psr 2014-2020. A fine 2018 erano già stati pagati 366 milioni di euro di contributi.

Dott. Giuseppe Sangiorgi
Comunicazione – Stampa – Relazioni Esterne
Redazione portale informativo economico Econerre.it
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