Esodo giuliano dalmata e foibe: il virus del nazionalismo

Di Angelo Ravaglia

Bene ha fatto chi ha istituito il giorno del Ricordo (10 febbraio) a memoria dell’esodo giuliano dalmata e della vergognosa, ingiustificabile tragedia delle foibe, ma occorre cercare di capire che non vuol dire sia chiaro, giustificare.


Non si comprende questa pagina della nostra storia se non si riflette sull’antefatto: post hoc, propter hoc sentenziavano i Latini.

Infatti, cosa ha distrutto una pacifica e proficua convivenza tra italiani (veneti) e slavi che durava da secoli lungo le coste orientali dell’Adriatico ?

Il virus del nazionalismo, il motore della prima guerra mondiale, dopo la quale a Trieste ed in Istria si scatenò il fascismo con la violenta “italianizzazione” degli sloveni e dei croati; si trasformò poi in guerra dopo la nostra invasione della Yugoslavia: genocidi, campi di concentramento e sterminio (Arbe, Gonars), generali italiani ricercati in seguito dall’ Onu come criminali di guerra ( Roatta, Robotti, etc) .

Tutto ciò è testimoniato nel documentario della BBC “The fascist legacy” (l’eredità fascista) mai diffuso dalla nostra rete televisiva nazionale, ma reperibile su youtube.

Dobbiamo pensare ancora alla perfida Albione?

Si può ignorare questo e rimuoverlo quando si intende parlare dell’esodo degli italiani considerati erroneamente dai titini tutti fascisti o processati tout court come “nemici del popolo”?

Non solo; la barbarie delle foibe è stato uno strumento di vendetta ma anche di pulizia etnica nella prospettiva slava di annessione di tutta l’ istria e Trieste alla Yugoslavia.

Tutto questo nel silenzio assordante della sinistra (se scappano da un paese socialista, sono fascisti…) e del governo italiano per ragioni di geopolitica (Tito aveva abbandonato il campo comunista).

Sono due tempi dello stesso film che ha come autore e regista il totalitarismo nazionalista (oggi si direbbe sovranismo), prima in versione fascista, poi comunista.

Per questo, più propriamente, sarebbe più giusto, a mio parere, parlare di giorno dei Ricordi più che del Ricordo.

Soprattutto oggi, in un ambito europeo dove Slovenia e Croazia fanno parte a pieno titolo dell’Unione ed è essenziale eliminare i reciproci nazionalismi ancora superstiti e risorgenti come garanzia per il mantenimento della pace in cui viviamo da settanta anni.

Sarebbe opportuno richiamarsi alla relazione presentata dalla Commissione mista di storici italiani e sloveni istituita nel 1999 in previsione dell’ingresso in Europa della Slovenia per addivenire ad una memoria condivisa: curiosamente non è stata divulgata dalle nostre autorità preposte, mentre in Slovenia si. E’ reperibile sul web.

Questo permette agli esponenti della destra, eredi di coloro che hanno creato la tragedia, di rivendicare ogni anno il ruolo paradossale di principali difensori della memoria delle vittime.

E’ stato ben detto che le tragedie della Storia quando si ripetono hanno il sapore della farsa .

Gli esuli ed i profughi giuliano dalmati sono le vere vittime della seconda guerra mondiale: hanno perso tutto per mantenere la loro vita e la loro italianità mentre spesso sono stati maltrattati o appena tollerati nel nostro Paese.

Le loro case e proprietà sono state usate come risarcimento per i danni di guerra alla Yugoslavia.

Meriterebbero, se fosse possibile, oltre alla dovuta, tardiva, solidarietà una doppia cittadinanza italiana.

Fortunatamente oggi gli istriani, sia sloveni o croati che gli italiani (superstiti), hanno una cittadinanza in comune: quella europea, unico vaccino contro il virus dei nazionalismi risorgenti.

La tengano ben stretta. 

Angelo Ravaglia
info: 340.5919531 

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