La comunicazione digitale

Un’alleata contro il covid-19

di Grazia Massarenti 

Da oltre un mese ormai tutti i cittadini italiani osservano il mondo da una finestra: non si tratta di un’affermazione poetica, ma di una condizione reale, per quanto la ragione fatichi ancora ad accettarla.


La tecnologia rappresenta in questo momento l’unico mezzo per rimanere collegati agli altri, per ricevere informazioni e per cogliere un minimo di calore umano.

I vari dispositivi, e in particolare i nostri telefoni, si stanno rivelando i nostri migliori amici, proprio perchè figurano i nostri occhi e le nostre orecchie per rimanere collegati a un mondo esterno e temporaneamente irraggiungibile.

Per chi attende una telefonata dall’ospedale che fornirà le notizie sulla salute del proprio caro ricoverato, nell’ansia costante e nella paura di quello squillo che potrebbe portare con sé tanto dolore.

Per chi riceve un messaggio dall’amico lontano che lo informa della sua totale guarigione.

Per chi cerca conforto nelle conversazioni infinite con chiunque gli regali un momento di sfogo e di serenità.

Per gli amici e i colleghi che organizzano videochiamate di gruppo nel tentativo di esorcizzare la paura comune, facendo finta per qualche istante che non stia succedendo nulla là fuori.

Per quella parte di Italia che ancora lavora, sostenendo l’altra obbligata a fermarsi, e che si sforza di portare avanti i propri doveri combattendo i timori di quel contagio.

Per gli studenti che puntano la sveglia alla mattina per collegare il proprio computer, confidando nella stabilità della linea, per sostenere un’interrogazione o un esame, o semplicemente per seguire una lezione, insieme ai loro professori già impegnati ad inventarsi in breve tempo un nuovo modo di fare didattica a distanza.

Per medici, infermieri, operatori sanitari, corpi di polizia e della protezione civile costretti a salvare quante più vite possibili e che cercano dentro quel piccolo schermo gli sguardi e le parole dei propri figli, mariti, mogli, genitori con la speranza che possano rimanere lontani da quell’inferno.

E anche per chi si trova confinato dentro un letto di ospedale, alla ricerca disperata di ossigeno vitale e a cui non è concessa la possibilità di prendere in mano quel piccolo dispositivo per poter salutare i propri affetti, per tranquillizzarli o anche per poterli vedere un’ultima volta.

Il mondo del digitale non è solo luogo d’incontro, lo è anche di scambio: su tutti i social, è possibile trovare tantissime piccole attività locali e non che si sono rapidamente improvvisati commercianti online nel tentativo di fornire prodotti alla popolazione e, allo stesso tempo, di non veder morire completamente il frutto di anni di lavoro. E’ da ammirare la tenacia che quotidianamente spinge tanti piccoli imprenditori e artigiani a reagire a questo lockdown inventandosi ogni soluzione per far fronte all’emergenza.

La rete internet viaggia a velocità impressionanti, collegando persone, raccogliendo sfoghi e momenti di sano umorismo, fino a diventare anche un mezzo di raccolta fondi per finanziare le necessità che man mano si manifestano a gran voce: rifornimenti di dispositivi di sicurezza, distribuzione di farmaci e alimenti di prima necessità a chi si trova nell’impossibilità di acquistarli o reperirli.

Solo pochi esempi rispetto alle tantissime esperienze che stanno attraversando l’era del Covid-19 in questa Italia del 2020, una nazione precedentemente divisa da tantissime differenze e oggi improvvisamente unita da un’unica grande paura. Una nazione in cui scienza e politica lavorano costantemente fianco a fianco per varare soluzioni in tempi veloci, frustrati dalle continue incertezze che questo insidioso nemico venuto dal nulla continua ad alimentare, e che utilizzano i medesimi canali digitali per poter raggiungere allo stesso momento tutti i cittadini, desiderosi di risposte che allevino il peso di una lunga attesa.

Pur ammettendone anche i limiti e le imperfezioni, la comunicazione digitale si sta rivelando oggi protagonista dell’emergenza, della reazione e lo sarà anche della rinascita di questo Paese: non importa quindi quale mezzo si utilizzi per sentirsi più vicini, ciò che conta è voler ricercare quella vicinanza e il tentativo di riscoprire quelle emozioni semplici che avevamo dimenticato e che oggi sono divenute indispensabili per la sopravvivenza, non solo fisica, ma anche psicologica e morale delle persone.

L’aver perso coscienza della nostra natura umana non può essere riconducibile al progresso e alla tecnologia, o per lo meno non totalmente: è importante quindi fermarsi a riflettere un momento sulle intenzioni e gli obiettivi che ci spingono ogni giorno a utilizzare la tecnologia, domandandosi se la vera responsabilità non venga piuttosto da qui, da quello che noi per primi scegliamo di vedere e volere, in termini di valori, principi e priorità.

Ricordiamocelo domani, quando tutto sarà finito e saremo riusciti a ritrovare una sorta di normalità: comunicare è importante, è indispensabile per tutti e lo è in tutte le forme che il progresso ci ha messo a disposizione, purché mirino all’unione delle persone e non ad accendere conflitti inutili e dannosi per l’intera comunità.

Grazia Massarenti

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