Riceviamo da Europa Verde
Emilia-Romagna e pubblichiamo
Il Gruppo Europa Verde dell’Assemblea legislativa
della Regione Emilia-Romagna,ha chiesto alla Giunta chiarimenti
sulla richiesta avanzata dalla multinazionale Saint-Gobain PPC Italia
S.p.A. di espandere l’area di estrazione del gesso nella cava di
Monte Tondo, che si trova nel Parco Regionale della Vena del Gesso
L’attività di
estrazione del gesso è iniziata nel 1958 e nel volgere di pochi anni
il sito estrattivo è diventato il più grande d’Europa, determinando
un impatto ambientale devastante in una delle zone di maggior
interesse naturalistico e paesaggistico della nostra regione.
Nel
1989 è nato il Polo Unico regionale del Gesso che aveva lo scopo di
ottimizzare e massimizzare l’estrazione del gesso. Si è giunti
così ad una realtà unica, gestita da una grande impresa a carattere
nazionale prima, e multinazionale poi, in grado di assorbire, in
termini di quantità ed efficienza, tutte le altre cave della
regione. La scelta del Polo Unico ha
quindi interrotto l’attività estrattiva nelle altre zone dei gessi
emiliano-romagnoli determinando un intenso sfruttamento dell’area
di Monte Tondo, tanto che la Grotta del Re Tiberio, di rilevante
interesse naturalistico, speleologico ed archeologico, è stata
gravemente danneggiata.
I sistemi carsici presenti all’interno
della montagna sono stati intercettati dalla cava e, a seguito di
ciò, l’idrologia sotterranea è stata irreparabilmente alterata;
anche le morfologie carsiche superficiali sono state in massima parte
distrutte e l’arretramento del crinale, nonché la regimazione
delle acque esterne hanno pesantemente alterato anche l’idrologia
di superficie.
“La
richiesta di ampliamento dell’area estrattiva è
ingiustificata visti i diversi vincoli di
tutela sull’area, citati anche nel Piano Infraregionale delle
Attività Estrattive (PIAE)
che la definisce patrimonio naturale
unico dal punto di vista geologico-speleologico, naturalistico,
paesaggistico e archeologico” –
afferma Silvia Zamboni, Consigliera regionale di Europa Verde e Vice
Presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna.
Le gravi conseguenze dal punto di vista
paesaggistico e ambientale che provocherebbe l’ampiamento dell’area
di estrazione della cava rischiano di compromettere anche la
candidatura dei fenomeni carsici che interessano l’area a
Patrimonio dell’Umanità UNESCO, come proposto nel 2015
dalla Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna”.
“La risposta data
stamattina dall’Assessora Barbara Lori, che ha annunciato un
approfondito studio per valutare la richiesta dell’azienda e un
percorso partecipativo con il coinvolgimento della Federazione
Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, rappresenta una prima
risposta alle richieste di Europa Verde – conclude Zamboni. Tuttavia,
riteniamo che l’impegno prioritario della Regione debba essere
indirizzato verso la salvaguardia di questo ambiente naturale unico
al mondo che auspichiamo possa diventare presto Patrimonio Mondiale
dell’Umanità dell’UNESCO anche con l’appoggio fattivo della
Regione Emilia-Romagna”.