Hurst e il gol fantasma
È il 30 luglio 1966 sul
prato londinese di Wembley viene data per buona una
rete che diventa leggenda “al contrario”, l’esempio
perfetto del dubbio (goal – non goal), il prototipo del “gol che
c’è, anche se non sembra”, il gol fantasma. Nel momento più
importante e sotto gli occhi di centomila spettatori sul posto e
centinaia di milioni davanti alla tv.
C’ero anch’io, a casa dei
miei vicini, perché in famiglia il televisore non l’avevamo
ancora.
La partita è Inghilterra-Germania che, sul campo, è
l’ultimo atto di un Mondiale suggestivo e sorprendente
(gli italiani presi a pomodori dopo la Corea del Nord; il Portogallo
di Eusebio che stupisce tutti, il Brasile che stecca…), ma nelle
menti e nei cuori delle due nazioni ha ancora un sapore acido legato
alla guerra di 25 anni prima, delle bombe su Londra come di quelle su
Dresda. Come se una semplice partita a pallone potesse essere la
realistica fine di cinquant’anni di instabilità tra le due
nazioni. Fra trincee, bombe, sbarchi mancati e riusciti…
La palla schizza sulla traversa e in campo. Dentro
o fuori la linea di porta? Oggi – con la tecnologia – la
decisione arriverebbe direttamente sull’orologio dell’arbitro, ma
all’epoca… L’arbitro Gottfried Dienst sta per assegnare
l’angolo, ma viene chiamato dal guardalinee sovietico. È
l’azero Tofik Bachramov, già arbitro internazionale (che in guerra
aveva combattuto i tedeschi nell’Armata Rossa). Lui ha visto
tutto e ha visto “bene”. La palla ha superato la linea di porta,
il gol deve essere convalidato: 3-2 e palla al centro.
La
partita poi sarebbe stata chiusa da un’altra rete di Hurst,
alla tripletta personale, per un 4-2 entrato nei cuori dei britannici
e nella storia del calcio: l’Inghilterra, che ha codificato il
calcio, campione del mondo per l’unica volta nella sua
storia. Tutto ok?
Solo in parte. E dalla
parte inglese. Per i tedeschi (e milioni di appassionati di calcio)
quel gol del 3-2 che forse ha cambiato la storia della partita più
attesa, non convince. Sì, perché nell’inadeguatezza del
rallenty (unico strumento tecnologico, a quei tempi, per
valutare attentamente) e delle diverse angolazioni di ripresa,
per un cinquantennio se ne parlerà come di un “errore” (nel
migliore dei casi), se non come di un furto vero e proprio; o di
un’ennesima vendetta inglese.
Poi con l’avvento delle nuove
tecnologie arriverà un verdetto: incontrovertibile (fino a nuovi
studi). Grazie ai sistemi tecnologici utilizzati oggi, i giornalisti
di Sky Sports avrebbero risolto il caso. Per loro non c’è
dubbio: quel pallone scagliato dal destro di Geoffrey Hurst aveva
superato la linea.
Fine della storia e delle
polemiche?
Chi può dirlo?
Tiziano Conti