Boxe, è morto Sandro Mazzinghi

 Un campione che si è sempre rialzato

Avrebbe
compiuto 82 anni a ottobre: sono stati 81 anni in cui dolore,
vittorie, rabbia e riscatto si sono costantemente rincorsi, come
avversari in una battaglia sul ring di quelle senza appello, come
piacevano a lui. Sono stati anni di rara intensità quelli vissuti da
Sandro Mazzinghi, uno dei più grandi pugili italiani di tutti i
tempi. 

Se ne è andato a Pontedera, la sua città, in punta di piedi,
senza quei riflettori che non aveva mai amato troppo.
Nell’immaginario collettivo degli anni ’60, che avevano appena
perso la rivalità fra Coppi e Bartali, diventò protagonista della
nuova sfida sportiva: Nino Benvenuti era quello bello ed
elegante, un istriano adottato da Trieste con simpatie di
destra, Sandro Mazzinghi, più scomposto e sanguigno, era “il
rosso” toscano; lontani che più non si può.

“Sul ring Sandro era
un guerriero – lo ricorda Benvenuti -, ti metteva paura, lo guardavi
negli occhi e capivi che per lui c’era solo il volerti sopraffare,
voleva vincere a tutti i costi. E per batterlo dovevi dare veramente
qualcosa in più”.

Si sono incontrati due
volte tra le corde del quadrato. Nel primo match, giugno 1965, un
montante destro da cineteca di Nino chiuse i giochi al sesto round.
La rivincita si disputò a Roma a pochi giorni dal Natale dello
stesso anno. Vinse di nuovo Benvenuti, soffrendo, ai punti. Mazzinghi
però quel verdetto non lo accetterà mai. Con tenacia, tre anni
più tardi, riprese dal coreano Kim Ki-Soo il
titolo mondiale che aveva perso contro Benvenuti.

Niente però in confronto
al dolore che la vita aveva procurato a Mazzinghi: aveva perso la
prima moglie in un incidente nel quale anch’egli era rimasto
gravemente ferito, dopo soli dieci giorni di
matrimonio
.

Ricordo che alle
Superiori ci venne assegnato un tema sui nostri miti sportivi e,
scegliendo Sandro Mazzinghi, lo raccontai descrivendo la sua forza
morale, la capacità di prendere a pugni il dolore, sapendo
risollevarsi sempre, rispetto a Nino Benvenuti (che pur lo aveva
sconfitto), che sembrava un predestinato ogni cosa facesse.

Poi, ho conosciuto Nino
Benvenuti alla fine degli anni ’80. Allora lavoravo alla Cassa
Rurale di Faenza (oggi diventata La BCC ravennate, forlivese e
imolese). In quegli anni era lo sponsor della squadra femminile di
pallavolo di Faenza che disputò alcuni campionati in A1 e, al
termine della stagione, organizzavamo la Serata dello sport.

Lo invitammo per essere
l’ospite d’onore della festa del 1987: ricordo ancora la sua
semplicità, la sua disponibilità a gestire l’evento secondo i
nostri desideri: davvero una persona squisita. Al termine mi lasciò
un autografo molto affettuoso dedicato a mia figlia.

I familiari di Sandro
Mazzinghi nella pagina ufficiale dell’ex campione su Facebook, hanno
scritto: “Diamo il triste annuncio della scomparsa di Sandro. Tutti
sapete quanto amore aveva per il prossimo e per l’onestà che ha
sempre avuto nei confronti di tutti. Per noi oggi è un giorno triste
ma andiamo orgogliosi per l’uomo, l’atleta, il Campione e il padre
che è stato”.

Alla fine della nostra
vita, se avremo avuto modo di lavorare per il bene comune, ognuno di
noi potrà aver dato il suo contributo, a prescindere da idee,
carattere, posizioni politiche.

Amare le nostre comunità
è la traccia più bella che ciascuno di noi potrà lasciare.

Tiziano Conti

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