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I Verdi contro il progetto di Eni per lo stoccaggio della CO2 a Ravenna

Silvia Zamboni e Paolo Galletti (co-portavoce regionali Verdi/Europa Verde): “Non
perdiamo la straordinaria opportunità del Recovery Fund per avviare con
decisione
la svolta verde dell’Emilia-Romagna e dell’Italia. Finanziare il
progetto di Eni significa, invece, andare nell’opposta direzione
rispetto agli investimenti green di cui l’Italia e la lotta
all’emergenza climatica hanno bisogno”.
 

I
Verdi-Europa Verde Emilia-Romagna esprimono la propria contrarietà alla
scelta del Governo italiano di destinare ingenti risorse del Recovery
Fund al progetto di Eni
per la realizzazione a Ravenna del più grande impianto al mondo di cattura e stoccaggio di anidride carbonica (CO2).

“Mentre da Bruxelles oggi arriva l’annuncio che
la Presidente
della Commissione europea Ursula von der Leyen intende incrementare ad
almeno il 55% l’obiettivo al 2030 di riduzione delle emissioni di gas
serra e pensa di allocare almeno il 37% dei fondi
Next Generation EU agli obiettivi del Green Deal, notizia molto
positiva e un grande segnale di speranza ,
cattive notizie arrivano invece dal Governo italiano sull’impiego delle risorse del Recovery Fund –
affermano Silvia Zamboni,
Capogruppo di Europa Verde in Regione e Vice Presidente dell’Assemblea legislativa, e Paolo Galletti,
co-portavoce dei Verdi-Europa Verde Emilia-Romagna
-.
Il
piano del Governo destina infatti una parte dei fondi al progetto di
captazione e stoccaggio della CO2 al largo delle coste ravennate che
convertirà parte dei giacimenti di metano esausti”.
 

Nei mesi scorsi i Verdi regionali si erano già espressi sul progetto Eni definendolo
un
enorme rischio finanziario senza certezze dal punto di vista climatico e
ambientale e contrapponendolo al parco eolico che si vuole realizzare
al largo
delle coste riminesi. Un progetto, quest’ultimo, che i Verdi appoggiano
mentre ha incontrato la contrarietà di esponenti locali del Pd.
 

“Come
sostiene Vincenzo Balzani, chimico di fama mondiale e docente emerito
dell’Università di Bologna, lo stoccaggio di CO2 nel sottosuolo
è rischioso perché non si possono escludere eventuali effetti sismici, un
rischio tanto maggiore in una zona fragile come le coste ravennate, soggette a significativi fenomeni di subsidenza –
sottolineano Zamboni e Galletti. Inoltre, la cattura di CO2
all’interno degli impianti di produzione di energia da fonti fossili
riduce le prestazioni del 10%-20%, per cui i
costi di produzione dell’energia aumenterebbero considerevolmente,
rendendo critici gli aspetti economico-finanziari
dell’investimento. Ci preoccupa anche l’approvazione dell’emendamento
proposto dal senatore Pd Collina che semplifica la procedura di VIA sul
progetto Eni.

Come Verdi sosteniamo da anni che la cattura della CO2 vada fatta tramite metodi
nature-based,
 ad
esempio attraverso piani di riforestazione spinti, piantumazioni di
alberi ad alto assorbimento di carbonio, tutela del verde esistente –
continuano gli esponenti dei Verdi/Europa
Verde. Vanno quindi implementate e supportate con specifiche premialità
le tecniche di cattura della CO2 in agricoltura. E va sostenuto il
metodo di coltivazione biologica che ha minore impatto in termini di
emissioni di gas serra.
 

I Verdi commentano anche
la notizia odierna dei 446 milioni di euro, da ricavare anch’essi dalle
risorse del Recovery Fund, richiesti dall’Associazione nazionale
consorzi di gestione e tutela del territorio della
Regione Emilia-Romagna per finanziare il piano delle opere contro il
dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna. 

“La lotta al dissesto
idrogeologico è fondamentale e servono opere che promuovano la
resilienza del territorio, escludendo non quelle che, al contrario,
potrebbero metterne a rischio l’integrità. Ci auguriamo
quindi che le proposte presentate dai Consorzi di bonifica
emiliano-romagnoli vadano in questa direzione. E che in ogni caso si
facciano le verifiche progettuali opportune prima di finanziarli. 

In
generale dal Governo italiano ci aspettiamo un piano di investimenti
per la svolta verde – obiettivo chiave del programma politico dei
Verdi/Europa Verde – allocando risorse per l’efficientamento energetico,
l’impiego delle fonti
rinnovabili, la rigenerazione urbana, l’economia verde e circolare, e
l’agricoltura biologica, quest’ultima fondamentale per l’incremento
della riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti
chimici, come indicato anche nel programma europeo Farm to Fork”, concludono Zamboni e Galletti.

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