Una storia di guerra per parlare di pace

 Museo della Battaglia del Senio, luogo della Memoria delle vicende della Seconda Guerra Mondiale

di Lucia Baldini


Alfonsine, museo della Battaglia del Senio: la storia vive grazie alle testimonianze offerte da una realtà che merita tutta la nostra attenzione. Apriamo la nostra carrellata con questa foto in bianco e nero, del fotografo Alessio Duranti, realizzata per il Bus della Memoria 2020.

Stiamo vivendo un anno difficile, mai come quei lunghi mesi sul Senio, dal dicembre 1944 all’aprile successivo, un tumulto di fatti d’arme, cambiamenti del territorio, durezza della vita dei civili sotto occupazione, organizzazione della Resistenza. Una riflessione e magari una visita possono far conoscere ai giovani e meno giovani ( museodelsenio@gmail.com) una realtà drammatica declinata nei suoi vari aspetti.

Nella primavera scorsa, adottando le nuove tecnologie con cui bene o male ci siamo confrontati un po’ tutti, gli operatori del museo di Alfonsine hanno proposto su alcune delle più usate piattaforme di videoconferenza, un incontro on line per i ragazzi delle scuole, in grado di consentire l’avvicinamento ad alcune delle tematiche del percorso, mediante la visione di oggetti, fotografie, filmati, interviste e l’accompagnamento della guida: una modalità che ovviamente non sostituiva la visita ma si è posta come propedeutica ad essa.

Dicevamo, il Bus della Memoria: a maggio 50 ragazzi dell’Istituto Folgore si sono collegati contemporaneamente in videoconferenza sulla piattaforma Zoom con il museo; l’iniziativa, chiamata appunto Il Bus della Memoria 2020, è stata progettata con l’ANPI di San Giminiano.

Il museo, inaugurato il 10 aprile 1981, presenta militaria, cioè armi, uniformi, equipaggiamenti, sia oggetti bellici riciclati a uso civile, ed è fornito di un’interessante fototeca e di un ricco archivio.

L’esposizione  è articolata su due sale permanenti tematiche a cui è stata aggiunta una sala immersiva “emozionale”, molto suggestiva. Viene illustrata la presenza nel nostro territorio dei soldati provenienti dai cinque continenti, e particolarmente interessanti sono i focus sulla Brigata Ebraica, sull’apporto del nuovo Esercito italiano, sugli aspetti dell’esperienza resistenziale in pianura, sull’apporto delle donne, “c’al tabachi”.


 Da segnalare l’attenzione per l’esperienza vissuta dai civili, attraverso fotografie, reperti e testimonianze dirette rilasciate tramite intervista.


Visitando il museo, si abbandona l’idea che la guerra sia una cosa da soldati, e appare chiaro il peso sopportato dai civili, in termini di distruzione, disagi a tutti i livelli, perdite: inestimabile l’obiettivo della trasmissione di valori e memorie, qui operata costantemente con la ricerca di una modalità efficace e con l’impegno continuo per una didattica coinvolgente.


Aristotele diceva: vincere una guerra non basta. E’ più importante organizzare la pace. Ad Alfonsine la mission è questa. E grazie a Sara Malerba per i contributi offerti ai nostri lettori.

Lucia Baldini 

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