Di Tiziano Conti
I “coprifuoco parziali”
adottati da alcune Regioni iniziano ad affacciarsi progressivamente
come nuove forme da sperimentare per contrastare la diffusione
del Covid-19. A chi chiede se sono condivisibili, secondo me la
risposta è sì, se hanno la finalità di sollecitare le coscienze e
le responsabilità individuali di ogni cittadino nel contenere il
rischio dell’epidemia, altrimenti potrebbero essere solo un rimedio
momentaneo.
La responsabilità
individuale e collettiva impone un impegno generale sulla assoluta e
prioritaria attenzione al tema della salute che deve essere tutelata
come primo obiettivo, perché non c’è economia senza salute,
perché senza salute non c’è vita in nessuna forma e ogni malato e
ogni vita che si salva preservandola dal Covid-19, vale quanto la
salute e la vita dell’intera comunità mondiale.
Il tema insomma o è
comune (come una catastrofe globale ci invita), oppure non ne
usciremo facilmente. Senza la consapevolezza di essere interconnessi
(Cina, USA, Lombardia, il mio vicino di casa), non c’è risposta
efficace alla pandemia.
Il vero vaccino dovrebbe
essere la riscoperta del senso di comunità.
Teniamo conto che il
Covid-19 uccide con il virus, ma anche con la paura di curarsi che ci
tiene lontani dalle strutture sanitarie, riducendo la prevenzione per
evitare il contagio. Questi sono fatti e come tali vanno affrontati.
Come è un fatto che senza un equilibrio tra ospedalizzazione e
salute di prossimità (i medici di base!), l’obiettivo di curare
davvero ogni cittadino resterà lontano e con esso l’effettiva
risposta al diritto alla salute di ognuno di noi. Il dramma della
pandemia non è riuscito a mettere pace al qualunquismo, virus
sociale altrettanto pericoloso perché alimenta la cultura della
diffidenza che il Paese e il mondo intero non possono permettersi,
basti ricordare le varie manifestazioni dei “negazionisti” in
tante parti del mondo.
Un buon risultato sarebbe
quello di essere tutti concentrati sul dibattito relativo a come
progettare la ristrutturazione del Paese, in particolare in materia
di modello di sviluppo e politiche della salute nella direzione della
prossimità e della sostenibilità.
Ogni risorsa utile dal
Recovery Fund al MES, provenienti dalle istituzioni europee, potrebbe
essere decisa con il coinvolgimento dei cittadini, a partire dal
Terzo Settore, uno dei punti di forza della nostra Italia, sempre
pronto a rispondere presente nelle situazioni di emergenza.
Se gli addetti ai lavori,
le Istituzioni e, più in generale, il mondo dell’associazionismo e
del volontariato fanno quadrato, forse possiamo aspettarci risposte
positive dai cittadini sul versante della voglia di fare comunità!
Quale
futuro?
Quello che è successo a
Napoli venerdì sera o, preferibilmente, il desiderio da parte di
ciascuno di noi di sentirci parte di un mondo che vuole uscire
insieme da questo momento?
Tiziano Conti