Di Tiziano Conti
Dopo più di tre giorni
dalla chiusura dei seggi e dall’inizio del conteggio di tutti i
voti, sia quelli espressi di persona sia quelli inviati per posta,
gli Stati Uniti d’America hanno un nuovo presidente. È il
democratico Joe Biden, che conquista la Casa Bianca con il più ampio
voto popolare di sempre. Insieme a lui ci sarà la prima
vicepresidente donna nella storia americana, Kamala Harris.
Nel suo primo discorso,
nella sera di sabato sulla costa est dell’America (la notte
italiana) ha affermato: “Voglio essere un presidente che unifica,
che non vede il blu e il rosso, ma gli Stati Uniti. Ho accettato
questo incarico per andare a ricostruire la spina dorsale di questo
paese. È venuto il momento di guarire gli Stati Uniti. Il
lavoro che abbiamo davanti a noi sarà duro, ma voglio promettervi
questo: sarò il presidente di tutti gli americani”. Prima di lui
sul palco interviene Kamala Harris, prima vicepresidente donna e la
prima di colore e di origini asiatiche, vestita di bianco, il colore
simbolo delle suffragette. Cita immediatamente John Lewis, l’eroe
di Selma paladino dei diritti civili scomparso in estate, invitando a
non dare per scontata la democrazia americana, che “è forte quanto
forte è la volontà di combattere per essa”. Ringrazia gli
elettori per “aver scelto la speranza, l’unità, la moralità,
l’onesta, la scienza, la verità”. Hanno scelto Joe Biden, “una
persona che unisce e che guarisce”.
“Guarire” è la
parola che ricorre nei discorsi di Kamala Harris e Joe Biden sul
palco di Wilmington e il pensiero corre subito al Covid 19.
Donald Trump si
rifiuta però di riconoscere la sconfitta e da lunedì inizierà a
combattere in tribunale la battaglia per le elezioni che continua a
considerare “rubate”, scrivendo via Twitter: “Io ho
vinto le elezioni – tutto maiuscolo – ho avuto 71 milioni di voti
legali. Brutte cose sono successe quando ai nostri osservatori non è
stato permesso di controllare. Mai successo prima”.
Notizie smentite alla
‘Cnn’ da Ellen Weintraub, uno dei commissari della Commissione
elettorale federale, secondo cui “nessuna delle denunce ha
allegato alcuna prova di frode”.
Uno scenario possibile
sarebbe quello che la figlia Ivanka, l’unica che non si è esposta,
mentre i suoi due fratelli sono in prima linea con il team legale per
seguire la strada di tutti i possibili riscorsi, stia trattando con i
democratici la via dell’uscita dalla Casa Bianca di suo padre.
Resistere ad ogni caso, anche incendiando l’America (emblematiche
le immagini di persone con mitra e cartuccere a tracolla in strada
alla notizia della vittoria di Biden) oppure un’uscita più vicina
alla normale prassi americana, in cambio però di qualche vantaggio
per Trump.
A
chi è appassionato di lettura consiglio il libro “La dittatura
dei dati”, scritto da Brittany Kaiser, edizioni Harper Collins
Italia. Un resoconto dettagliato del lavoro di Cambridge
Analytica, nella campagna di Trump del 2016 di
“microtargettizzazione” di quasi tutti gli elettori americani,
facendo leva sulle loro paure e insicurezze per modificare il loro
comportamento abituale, attraverso campagne mirate alle fragilità di
ciascuna persona e ottenere il voto a favore di Trump o anche solo
l’astensione al posto della preferenza alla Clinton.
Ora con l’elezione di
Biden e Harris ognuno si augura che parole come” valori, salute,
onore, empatia” tornino ad essere l’obiettivo di chi ha le leve
per governare il mondo.
Tiziano Conti