E’ arrivata una valigia dalla Spagna

 

La mia poetica

Il perno attorno al quale  ruota il fine della mia poetica è il fatto che io scriva per il piacere di essere letto, al di là di qualsiasi vanità o interesse. Ogni commento che mi arriva dai lettori, conosciuti o sconosciuti, è linfa per continuare la sperimentazione, la ricerca sul teatro della vita e dei sentimenti.

Il momento della giornata in cui scaturisce solitamente l’embrione di una nuova poesia è il dormiveglia mattutino, in cui la mente è fra il sonno /sogno e la veglia. L’idea iniziale può sorgere da un déjà vu, uno stato d’animo, un ricordo, un sogno, un’emozione, una fantasia, un’immagine. A poco a poco questa idea viene sviluppata, cesellata, migliorata nel ritmo e nelle parole: una ricerca che ha bisogno di tempo, perchè non scrivo mai di getto.

Poesia è sintesi espressiva, perchè bisogna “asciugarla”, togliere più che aggiungere, per renderla più incisiva, diretta e non banale.

Le poesie di un mio stesso libro non hanno uno stesso tema, non sono omogenee, ma scaturiscono in genere da idee originarie diverse. Invece in uno stesso libro appare un “filo conduttore” che definisco non a priori, senza un’intenzione iniziale, ma sorge scrivendo e si riflette poi nel titolo che sceglierò: per esempio la nostalgia dell’emigrante in “Indefiniti confini”, oppure la formazione di un giovane in “La valigia delle idee”

 L’ultima operazione per confezionare la bozza di un libro di poesie non omogenee è la successione; non utilizzo l’ordine alfabetico dei titoli, neppure l’ordine cronologico della scrittura delle poesie (in ognuna è riportata la data di nascita), ma compongo la successione secondo un ordine che segua il “filo conduttore” e non provochi troppi contrasti, in modo da rendere più gradevole la lettura.

Infine la scelta della copertina che deve essere accattivante all’istante e collegata al titolo e al contenuto. Poi anche la scelta di una persona esperta e colta che introduca il libro in modo chiaro e non ermetico, per renderlo più interessante. In questo ho avuto molta fortuna.

(ndr: prof. Leardo Mascanzoni)

PIERO  POGGIALINI

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