Libri a Sant’Agata

di ARMANDA  CAPUCCI

Quest’anno, il Comune di Sant’Agata sul Santerno, unitamente al Centro Sociale Ca’ di Cuntaden, in occasione dell’8 Marzo, per celebrare la festa della donna ha pensato ad una nuova iniziativa: quella di presentare due testi riguardanti le figure femminili: uno di essi è stato presentato l’8 Marzo, l’altro il 17 Marzo u.s. Il primo è intitolato: “Non possiamo andare via senza salutare” di Annalisa Guardigli in collaborazione con l’amica Vania Leone. Si tratta di due testi completamente diversi tra loro: l’uno è a carattere autobiografico, l’altro “ Strade al femminile” di Bruna Bertini, contiene una ricerca socio-storica che riguarda le donne nella toponomastica dei Comuni della Bassa Romagna. Partiamo dal primo libro “Non possiamo andare via senza salutare”: il titolo stesso è già un preludio, è la storia commovente di una giovane donna che si è trovata nella sofferenza ad un passo dalla morte. Annalisa Guardigli era in stato interessante quando, un brutto giorno, è stata colpita da un “violento” aneurisma cerebrale, una patologia che di solito lascia scampo a ben poche persone. Trasportata immediatamente al Centro Bufalini di Cesena, per cinquantacinque giorni è rimasta appesa ad un filo tra la vita e la morte, ma nel frattempo è stato fatto nascere il suo piccolo Tommaso, un frugoletto che “stava in un palmo della mano e pesava appena 900 grammi”. Anch’egli ha rischiato la vita ed è stato curato a dovere ma sempre appeso ad un filo per moltissimi giorni. Annalisa ha raccontato la sua storia facendo commuovere il pubblico anche se si avvertiva il lieto fine. Ma, quando si è svegliata dopo cinquantacinque giorni, la battaglia più dura era appena cominciata: la giovane donna non era più la stessa, aveva smarrito tutte le sue facoltà motorie, cognitive e mnemoniche. Occorreva, quindi, ripartire da zero e cercare di recuperare tutte quelle capacità che erano andate perdute, a partire dalla memoria, dai “non mi ricordo”: questa battaglia è proseguita per circa due anni, durante i quali Annalisa ha riscoperto se stessa, di avere un marito, un figlio, ed è stata assistita dalle amiche inseparabili, da molti esperti e da una neuropsichiatra insostituibile. La giovane mamma, ora, afferma che non vuole assolutamente più pensare a quando è scoppiata la bomba ( chiama così l’ aneurisma che l’ ha aggredita). Così, si è riappropriata un po’ per volta della propria vita: “Non mi metto nemmeno a contare le volte che ho risposto male a chi era con me per quelle dannate notti in cui non dormivo e non volevo prendere sonno per la terribile paura di non risvegliarmi più”. Ora va meglio, e il più grande regalo per una mamma è quello, dopo due anni, di sentirsi dire dal piccolo Tommaso quando le augura il buongiorno: “Cara mamma sei tanto bella, ti voglio tanto bene!” Ecco, in sintesi, il contenuto del libro “Non possiamo andare via senza salutare “. Alcune considerazioni di Annalisa sono molto importanti: “Dopo tutto non bisogna pensare troppo a quello che è successo perché può fare solo male… ho pianto molto in questi due anni, mi sono incazzata molto  con me stessa quando non riuscivo ad alzare il piede destro per fare un semplice gradino, ma quel piede l’ ho rialzato ed ho ricominciato a fare le scale. Due lunghissimi anni di una vita completamente nuova e in due anni ho salutato la mia malattia: sia chiaro, non le ho detto arrivederci ma proprio “Addio”! E ancora mi chiedo come sia possibile, ma non ogni giorno, perché tra le nuove cose che ho imparato dalla mia nuova vita, è che farsi troppe domande non fa bene, alzare il piede e fare il gradino è decisamente meglio”.

Il secondo libro, “Strade al femminile” presentato da Bruna Bertini, con il patrocinio dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, è di tutt’ altro genere; si tratta di uno studio socio storico profondo e interessante e risuona quasi come un rimprovero, perché si chiede: “Quali sono e dove sono le vie, le piazze, le rotonde intitolate alle donne dei Comuni della Bassa Romagna?” La risposta è contenuta appunto nel libro che rende omaggio a 41 figure femminili delle quali l’autrice ha ricostruito la storia e alle quali sono dedicati almeno una via, una piazza, un largo. Bruna Bertini, nata a Lugo, vive a S. Agata sul Santerno: laureatasi in Giurisprudenza, dopo i numerosi incarichi svolti presso i vari comuni della Bassa Romagna, si è dedicata alla ricerca storica; tra l’ altro, fra le sue passioni e i suoi hobby c’è l’ insegnamento di danze di società di tradizione ottocentesca e scozzese, ma la sua vera passione è l’ attività di ricerca sulla storia sociale e culturale del XIX secolo con particolare riferimento alla vita delle donne ed al loro posto nelle società. Prima dell’era napoleonica, i nomi delle strade indicavano di solito dei luoghi, dei punti di riferimento: via del Ponte, via del Vecchio Mulino, Via a dei Calzolai ecc.. Solo successivamente si cominciò ad attingere alla memoria culturale. Dopo l’Unità d’Italia e fino all’epoca fascista, molti comuni, per esigenze amministrative e per eliminare le omonimie, si ispirarono al proprio passato, mentre nel XX secolo si aggiunse il desiderio di contribuire a rendere imperituro il nome di persone meritorie per il loro impegno umano, sociale e culturale. Dopo la Liberazione, poi, furono cancellate alcune denominazioni volute dal regime di Mussolini ed anche molti nominativi dei Savoia vennero rimossi. Il lavoro di Bruna Bertini parte da una panoramica sulle piccole e grandi storie di donne ed è nato dalla curiosità di conoscere quante strade siano state attribuite a figure femminili, figure di conosciuta fama nazionale, internazionale e locale dei Comuni dell’ Unione della Bassa Romagna. Infatti, “le donne sono state per molto tempo escluse dall’accesso all’istruzione, alle arti, alle scienze, al lavoro alla cultura e principalmente alla vita pubblica ma, alcune hanno ugualmente determinato la storia con il loro pensiero o i loro scritti o le loro azioni contribuendo a migliorare la società dell’epoca” . Queste donne, pur in numero esiguo, partono dal I° sec. D.C. e vanno fino al XX secolo, tutte accomunate dalla volontà di affermarsi, di reperire un loro spazio in una società prettamente maschile, una società che le rifiuta se non arriva a disprezzarle perché ritenute, secondo lo stereotipo di genere, “donne del focolare”. L’obiettivo dello studio dell’autrice è anche preservare la memoria storica che appartiene a tutti. Purtroppo è emersa una situazione sconfortante in quanto i dati sono questi: il Comune di Conselice risulta essere il più virtuoso perché la prima delibera relativa ad una strada intitolata ad una donna risale all’anno 1954, seguono Bagnacavallo con delibera del 1955 e Lugo con delibera del 1957. Dal periodo post bellico fino al 1970 le strade intitolate a donne son 9, dal 1971 al 2000 sono 12, dal 2001 ad oggi sono 36. Nei comuni di Bagnara di Romagna e Massa Lombarda non ci sono aree di circolazione intitolate a donne prima del 2000. Alcune figure femminili sono ricordate in più comuni: Nilde Jotti in 7 comuni, Ilaria Alpi in 3 comuni, Grazia Deledda, Anna Frank, Madre Teresa di Calcutta, Maria Montessori, Ada Negri e Giovanna Righini Ricci due volte. Vediamo ora quante figure femminili si presentano, in proporzione, per ogni comune: Alfonsine sei su 183, Bagnara di Romagna due su 57, Bagnacavallo nove su 411, Conselice cinque su 186, Cotignola sei su 209, Fusignano due su 153, Lugo 11 su 629, Massa Lombarda otto su 188, Sant’Agata sul Santerno sette su 115. Dunque, il comune più virtuoso sembra essere quest’ultimo con il 6,09%. A Massa Lombarda, ci sono sette vie dedicate a: Ilaria Alpi giornalista, Rita Atria Collaboratrice di giustizia, Anna Frank, ebrea, perita in campo di concentramento, autrice del famoso Diario, Maria Goia sindacalista, Nilde Jotti politica e parlamentare, Anna Magnani attrice, Maria Montessori educatrice, Giuseppina Zardi pittrice massese. A Conselice troviamo Ines Bedeschi staffetta partigiana, Gabriella Dalle Vacche Benefattrice, Nilde Jotti Politica e parlamentare, Anna Rambelli staffetta partigiana, Giovanna Righini Ricci scrittrice. A Bagnara di Romagna ci sono soltanto due vie al femminile: a Caterina Sforza storica contessa e Nilde Jotti politica e parlamentare. A S. Agata sul Santerno si trova il vicolo Ida Camanzi detta “Ilonka” staffetta partigiana, il Largo Margherita di Savoia regina, nonostante il tramonto dei Savoia, Via Luigia Fucci Pollini, grande benefattrice, Largo Laura Garotti giovane staffetta partigiana, Via Madre Teresa di Calcutta, religiosa ed ora Santa, Via Beatrice Manzoni Ansidei contessa lughese, Via Vittoria Maria Nenni attivista antifascista perita in campo di concentramento e figlia dell’onorevole socialista Pietro Nenni.

ARMANDA   CAPUCCI

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